Insieme a Facebook anche nei negozi

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Presto Facebook saprà dove andiamo a fare la spesa, e utilizzerà questa conoscenza per aumentare i suoi ricavi pubblicitari. Lo ha annunciato il colosso dei social network nella pagina Facebook for business presentando la nuova evoluzione del servizio “Local awareness”, che già dal 2015 usa la funzione gps dei cellulari per aiutare i negozi ad attrarre in modo personalizzato gli utenti che si trovano nelle loro vicinanze.

Fino ad oggi gli amministratori di una pagina FB categorizzata come “luogo/impresa locale” potevano cercare di intercettare i clienti in zona mostrando pubblicità personalizzate per età e sesso agli utenti online tramite l’app di Facebook e presenti in un raggio da 45 a 450 metri intorno ai negozi.

La novità è che ora Facebook potrà mostrare agli utenti, all’interno di queste stesse pubblicità “geograficamente intelligenti”, una mappa con la strada più veloce per raggiungere il negozio, con la stima dei tempi di percorrenza e l’indicazione degli orari di apertura. E soprattutto, il social network di Zuckerberg rileverà anche se gli utenti entrano davvero nei negozi: questa misura dell’efficacia delle inserzioni permetterà da un lato ai committenti di pianificare con più accortezza il loro budget, e dall’altro lato consentirà a Facebook di alzare il prezzo delle pubblicità che hanno più successo nel trascinare gli utenti dentro gli esercizi commerciali.

La funzione, che sarà lanciata tra un mese, è stata oggetto di un test compiuto da Facebook insieme alla catena di supermarket E.Leclerc. Risultato: un milione e mezzo di clic sui banner di utenti Facebook che si trovavano entro un raggio di 10 km dai supermercati si è tradotto in 180.000 visite effettive. Anche se anonime, così da non sollevare accuse di violazione della privacy. Con la policy introdotta da Facebook nel 2015, infatti, gli utenti che accettano di essere geolocalizzati tramite l’impostazione apposita, quando pubblicano qualcosa su Facebook, inviano ai server pubblicitari coordinate geografiche separate dai dati personali.

Perché tutta questa necessità di convogliare gli utenti in negozi fisici, quando esiste l’e-commerce? Perché gli acquisti avvengono ancora soprattutto lì. Lo dimostra l’ultima ricerca Net Retail, diffusa da Paypal a marzo, effettuata su un paniere di otto categorie (alimentare e casa, arredamento, cosmetica, lusso, attrezzature e abbigliamento sportivo, hobby e giocattoli, fast fashion e elettronica) che comprende 30.000 punti vendita italiani. Il dato più significativo: su 130 miliardi di euro di acquisti nel 2015, il 96% è stato speso nei negozi fisici e solo il 4% online. E questo nonostante il 48,7% dei negozi compresi nell’indagine offrisse la possibilità di acquistare online gli stessi beni presenti sugli scaffali.

Facebook non è l’unico gigante tecnologico avido di conoscere i nostri spostamenti. A fine maggio, infatti, Google – dopo aver rivelato che circa un terzo delle ricerche effettuate via smartphone contengono un’indicazione geografica – ha introdotto le pubblicità locali sul servizio di Google Maps: insieme alle consuete indicazioni di strade e città, sulle mappe vedremo presto delle “puntine” sponsorizzate – di colore diverso dai luoghi geografici veri e propri per evidenziare la loro natura commerciale – che indicano ristoranti, negozi e distributori di benzina.

Un passo ancora più avanti di Facebook e Google nella direzione delle pubblicità futuristiche di Minority Report, lo ha già fatto Amazon, che dal 2011 detiene un brevetto per usare le informazioni gps degli smartphone in modo predittivo. Data la posizione attuale di un utente, quelle appena precedenti e quelle più abituali,
il sistema che Amazon ha in cantiere (e che forse è destinato a restarci, viste le pesanti implicazioni sulla privacy) è in grado di predire la probabile destinazione successiva, così da poter visualizzare pubblicità e offerte “preventivamente appropriate”. (fonte)

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