Insegnare a riconoscere le fake news fin da piccoli

Mentre in tutta Europa ci si interroga su come limitare la diffusione del fenomeno delle fake news, in Svezia il ministero dell’Istruzione propone una soluzione a lungo termine, che brilla per lungimiranza e promette un’efficacia maggiore dei palliativi legislativi o del fact-checking applicato ai social, il secchiello con cui Facebook vorrebbe svuotare l’oceano delle bufale. Anziché insegnare alle macchine a riconoscere il vero dal falso tramite complicatissimi algoritmi, hanno pensato le istituzioni di Stoccolma, insegniamo a chi può imparare davvero e fare la differenza: i bambini delle elementari. Anche in Italia si segnalano iniziative in questo senso, come il tour nelle scuole della Commissione Parlamentare per i diritti su Internet.

Problema culturale

Le fake news sono, in fondo, un problema culturale: la loro diffusione è favorita dall’esistenza di un pubblico di fruitori che non le riconosce e le subisce, in un perverso meccanismo che si basa sul rafforzamento di preconcetti e pregiudizi. Invece di limitarle per decreto, con leggi che rischiano di superare il limite della censura, meglio investire sull’educazione del lettore. Così, dal 2018, i nuovi programmi ministeriali per le scuole elementari svedesi dedicheranno più spazio all’insegnamento dell’informatica e all’analisi critica dell’informazione.

«La moltitudine delle fonti è la realtà dell’era digitale, per questo è importante preparare i bambini a riconoscere le pubblicazioni degne di fiducia», ha detto il ministro dell’istruzione svedese, Gustav Fridolin, in un commento rilasciato a TheLocal.se. «Devi saper riconoscere ciò di cui puoi fidarti e quale sia la differenza tra una pubblicazione legittima e un sito di propaganda». Secondo il ministro è inoltre fondamentale imparare a capire quanto la propria visione della verità derivi da fatti concreti e quanto sia influenzata da «chi vuole farti interpretare le cose in un certo modo».

L’attentato fake

Il tema delle fake news è al centro del dibattito pubblico nel paese scandinavo, soprattutto dopo le recenti affermazioni di Trump. Durante un comizio in Florida, a febbraio, il presidente aveva parlato pubblicamente di un attentato terroristico in Svezia, che però non c’era mai stato. Aveva poi ammesso di aver appreso la notizia da un servizio di Fox News, in cui tuttavia non si faceva alcun riferimento ad un attentato. Fox News aveva intervistato Ami Horowitz, regista di un documentario che collega l’aumento dell’immigrazione in Svezia ad una crescita dei reati, una tesi smentita dai fatti e dai dati ufficiali del governo di Stoccolma.

Anche il Re, Carl XVI Gustaf, si era espresso sull’argomento, rimarcando che è necessario «mostrare buoni esempi dalla Svezia» per contrastare le affermazioni lesive dell’immagine del paese. «Ma non può funzionare», aveva aggiunto, «senza dei media che lavorano in maniera seria e siano sempre critici verso le proprie fonti».

Bamse alla riscossa

Il problema delle fake news è talmente sentito nella società svedese che anche Bamse, l’orsacchiotto protagonista di un fumetto per bambini molto conosciuto nel paese, ha affrontato l’argomento. Nel numero del giornalino uscito a fine febbraio un amico del protagonista mette in dubbio che Bamse sia ancora in grado di diventare fortissimo grazie al miele magico di cui si ciba. Ma lo ha letto su Internet ed è costretto a ricredersi quando gli viene fatto notare che non aveva controllato l’origine della notizia.

«Bisogna essere critici verso le fonti, e bisogna impararlo fin da piccoli», hanno commentato gli autori del fumetto. «Attirando l’attenzione sull’argomento speriamo che anche i genitori si sentano coinvolti e ne parlino con i propri figli». (fonte)

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