Guadagnare con le pubblicità su Facebook, le nuove linee guida

In un periodo storico in cui le notizie viaggiano sempre di più sui social network, queste piattaforme devono darsi delle regole sui contenuti attraverso cui si può realizzare un guadagno grazie alla pubblicità. Per questo motivo Facebook ha esposto le proprie linee guida in un post, specificando quali siano le violazioni alle regole rispetto ai Contenuti sponsorizzati, agli Instant Articles e agli Ad Breaks, pubblicità all’interno dei video ancora in fase di test. Una scelta obbligata, visto che la piattaforma sta sempre più puntando su inserzioni dentro i video e gli articoli, e un modo per garantire agli oltre 5 milioni di inserzionisti che i loro brand non siano associati a contenuti inappropriati.

Giro di vite contro le fake news

Facebook vuole innanzitutto prendere misure contro le pagine e i profili falsi che pubblicano bufale. Questo in particolare dopo aver rivelato ultimamente la notizia della vendita di spazi pubblicitari a una società russa che mirava a provocare tensioni nella società americana attraverso contenuti su argomenti divisivi come diritti LGBT, immigrazione e armi. Per questo chi vorrà guadagnare tramite la pubblicità dovrà dimostrare la sua presenza autentica e stabile sulla piattaforma. Inoltre per inserire annunci all’interno di video si dovrà avere un numero di follower ritenuto “sufficiente” da Facebook.

Contenuti che non porteranno soldi

Per quanto riguarda i contenuti con i quali non si potrà guadagnare attraverso inserzioni pubblicitarie la lista è piuttosto lunga. Si parte però da tutti quegli elementi che vedono coinvolti persone della famiglia ritratti in comportamenti violenti, inappropriati, come il fumare o il bere, o a sfondo sessuale. Vietate le pubblicità anche dove si fa uso di linguaggio volgare, quando vengono raffigurati contenuti espliciti, attività illegali o violenze sia contro esseri umani che animali.

Il punto più controverso

All’interno dell’elenco c’è però un aspetto che lascia alcuni dubbi: non si potrà monetizzare su tragedie, disastri naturali, crimini e ciò che riguarda le condizioni mediche delle persone, nemmeno se la finalità è quella di aumentare il livello di consapevolezza della popolazione. Stesso discorso vale per quegli eventi che parlano di attacchi a persone o a gruppi sociali. Una scelta che pare discutibile: ciò significherebbe l’impossibilità di mettere pubblicità – magari anche mirata per raccogliere fondi – anche quando si raccontano con lo scopo di informare o di sensibilizzare la popolazione calamità come gli uragani che hanno sconvolto gli Usa di recente o le aggressioni dei suprematisti bianchi a Charlottesville. (fonte)

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