Falsi profili social, il primo deputato Usa a sostenere Trump non esiste

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E’ un falso account, quello di un rappresentate del 15esimo distretto della Georgia nel 2013, considerato il primo a fare campagna elettorale per il candidato repubblicano sul social network.

A gennaio, Donald Trump non era ancora il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti: mancavano settimane alla fine delle primarie che lo avrebbero designato. All’epoca nessuno dei repubblicani che siedono alla Camera dei Rappresentanti aveva dichiarato pubblicamente il suo sostegno per il costruttore newyorkese. Il primo a farlo è stato Steven Smith, rappresentante del 15esimo distretto della Georgia, con un tweet destinato a fare scalpore: «Dopo una lunga riflessione, ho deciso di sostenere Donald Trump per la presidenza degli Stati Uniti».

After much consideration, I have decided to endorse @realDonaldTrump for President of the United States. pic.twitter.com/axzu44Yf9d

— Rep. Steven Smith (@RepStevenSmith) January 29, 2016

Sostenitore fantasma

trumpIl fatto è, come fa notare Molly Taft su BuzzFeed, che «la Georgia non ha un 15esimo distretto e nel Congresso non esiste alcun Steven Smith». Il primo – vero – endorsement di un deputato per Trump è arrivato solo un mese dopo. Intanto, però, il tweet di Smith era stato rilanciato migliaia di volte, anche da un membro dello staff di Trump. Dieci mesi dopo, Steven Smith continua a fare la sua parte per sostenere la corsa alla Casa Bianca del suo candidato: pubblica fotomontaggi irriverenti nei confronti di Hillary Clinton, rilancia slogan della campagna di Trump, risponde ai tweet dei suoi follower e diffonde hashtag come #HillaryForPrision. Solo una minoranza delle persone che lo seguono, che rispondono alle sue provocazioni e che lo ritwittano si sono rese conto che il rappresentante Steven Smith non esiste e non è mai esistito.

Un profilo provocatore

Ma chi c’è dietro a questo account e qual è il suo obiettivo? Steven Smith è venuto alla luce nel 2013, ma il suo creatore è uscito allo scoperto con un articolo sul Daily Caller solo pochi mesi fa, nel pieno della campagna presidenziale. Si chiama Jeffrey Marty, fa l’avvocato, è un repubblicano ed è un sostenitore di Trump. Ma la nascita di Steven Smith non ha niente a che vedere con il tycoon e la sua corsa alla Casa Bianca. Intervistato da BuzzFeed, Marty racconta di aver creato il falso rappresentante della Georgia per gioco, dopo la morte di un suo caro amico ed ex compagno di college con cui, in passato, aveva architettato vari scherzi. «Facevamo falsi account su MySpace e cose simili – racconta Marty – anche se avevamo idee politiche diverse, penso che sarebbe stato pazzo per Steven Smith». Per il suo finto membro del Congresso, Marty ha scelto un nome banale, una città reale – Valdosta – e un distretto della Georgia inesistente, il 15esimo. I primi 5000 follower li ha acquistati su un sito russo, le foto le ha prese da uno stock in offerta su una piattaforma per pubblicitari. Il piano è semplice: incarnare lo stereotipo del repubblicano e provocare qualche personaggio dal tweet facile per attirare attenzione. L’obiettivo? Dimostrare che i media liberali sono prevenuti nei confronti dei repubblicani e per questo sono pronti a dare per vera qualunque provocazione, anche la più assurda ed estrema. Ma Marty non disdegna neanche l’idea di prendere un po’ in giro il movimento dei Tea Party à la Sarah Palin.

30mila follower per l’account falso

La prima a cascare nella trappola è la giornalista della Cnn Christiane Amanpour: Smith aveva risposto a un suo tweet con una provocazione, lei lo aveva ritwittato. È successo tre anni fa e da allora decine e decine di giornali e siti web, da SlateMediaite, hanno dimostrato che Smith è un falso, una parodia, un troll. I loro sforzi sono stati vani: oggi Smith ha quasi 30mila follower, molti dei quali sono repubblicani e convinti sostenitori di Trump. Dal 2013 a oggi lo scherzo si è fatto più sofisticato, complice anche un periodo di inattività forzata di Marty a causa di un problema di salute. Nel corso degli anni l’avvocato ha creato anche l’account del «figlio» di Smith(nella sua bio si legge: «Mio padre è un fascista») e ha trovato un complice che gestisce il profilo – anch’esso falso – del suo segretario.

Un successo che crea dipendenza

A luglio, quando Marty ha deciso di uscire allo scoperto, l’account di Smith è stato aggiornato: ora nella bio si legge chiaramente che si tratta di una parodia. I fraintendimenti, però, sono comunque all’ordine del giorno. Il profilo continua a fare propaganda per Trump e a far circolare articoli dei media conservatori che attaccano Clinton. Marty ha detto a BuzzFeed di aver tentato più volte di smettere di interpretare il deputato Smith, ma di non riuscire a farne a meno. Nel suo articolo per il Daily Caller ha spiegato le motivazioni del suo sostegno al tycoon. «I media si concentrano su di Trump – scrive – perché Hillary è troppo tremenda per poterne parlare». Negli ultimi mesi, Marty ha iniziato a lavorare come giornalista investigativo per portare alla luce gli scandali di Clinton. I suoi articoli vengono poi condivisi da Steven Smith, dove trovano un pubblico vasto quanto ricettivo. L’account parodia è diventato un megafono. I suoi followers se ne saranno accorti? (fonte)

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