Facebook riesce a influenzare il nostro voto?

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Facebook può influenzare il voto o almeno la propensione delle persone nel recarsi alle urne? Da anni esperti e sociologici si dividono sul tema, spiegando come sia possibile (o meno) che un semplice sito web sposti le preferenze elettorali dei cittadini. Mark Zuckerberg lo sa ed è per questo che negli ultimi giorni ha precisato che l’azienda non utilizzerà il suo potere per cercare di persuadere le persone a votare questo o quel candidato politico alle prossime presidenziali USA.

Votare è un valore fondamentale per la democrazia e per questo crediamo che sia giusto supportare la partecipazione civica con un importante contributo da parte nostra. Incoraggiamo tutti i candidati, gruppi ed elettori ad usare la piattaforma per condividere i loro punti di vista sulle elezioni e i temi del dibattito. Ma siamo una compagnia neutrale, non abbiamo usato e non utilizzeremo mai i nostri prodotti per influenzare il voto”.

Non solo marketing

La risposta, quanto mai azzeccata in questo periodo, è un’ammissione di quanto possano valere i messaggi di amici e conoscenti sulla bacheca del social network. Si tratta anche di un’importante presa di posizione nella quale Zuck vuole fare da spettatore nella diatriba tra repubblicani e democratici, guadagnando la palma come prima piazza politica virtuale, campo in cui Twitter è un rivale più che temibile.

Ma non è solo questione di marketing e numero di accessi. La potenzialità di Facebook, nel manipolare le emozioni, è certificata. A giugno del 2014 il sito è stato accusato di modificare gli stati d’animo dei suoi iscritti scegliendo quali post mostrare sui news feed di ognuno dei quasi 690 mila navigatori scelti come tester inconsapevoli. Il risultato? “Abbiamo dimostrato che gli stati emotivi possono essere trasferiti ad altre persone attraverso una sorta di contagio, portando gli utenti a vivere le stesse emozioni degli amici. È sufficiente essere esposti alle loro impressioni, senza interazione diretta o esistenza di segnali verbali” – scriveva il team quasi due anni fa.

Suggestione social

Manipolare le emozioni e spingere a votare per la Clinton o Trump, ma anche a favore o contro il referendum sulle trivelle è la stessa cosa? Non proprio, ma affermare che Facebook possa suggestionare le nostre idee su un certo argomento, soprattutto se confuse e insicure, non è certo un’eresia. Nel 2010 è stato appurato che circa 340 mila cittadini americani avevano deciso di partecipare alle votazioni per il Congresso dopo che il sito aveva lanciato una mini-app con cui far sapere agli altri di aver votato, senza indicare la preferenza espressa. Subito dopo la campagna, durata un solo giorno, su Nature è apparso uno studio volto a dimostrare che il mondo online può davvero impattare sulle scelte della vita reale. Ed è in quel preciso momento che Facebook è passato dall’essere una variabile nella vita politica e sociale degli individui a elemento determinante.

Siete andati a votare sul referendum perché vi ha convinto un amico su Facebook?

Probabilmente no, perché avevate già ben chiara in mente la vostra decisione. Sono gli indecisi il terreno fertile di conquista degli avventori social. “Ma davvero decidete se e che cosa votare leggendo gli status dei vostri amici di Facebook? E davvero credete di convincere i vostri amici su cosa votare scrivendo uno status brillante?” – si chiede un mio contatto sulla piattaforma. “Beh, a volte anche su questa piazza si riescono ad avere informazioni o anche spunti per ragionare assieme. Certo, molto dipende dal tipo di amicizie che si hanno” – risponde un altro.

In Italia sono 28 milioni gli utenti attivi su Facebook, di cui solo il 9,4% al di sotto dei 18 anni (fonte Vincos), quindi non votanti. Dei restanti oltre 27 milioni è probabile che ve ne siamo molti insicuri su argomenti specifici, come le trivelle, e dunque influenzabili politicamente.

La volontà di Zuckerberg di non spostare socialmente il voto negli USA è importante ma non decisiva perché il vero potere è nelle mani degli utenti stessi, i soli in grado di contagiare amici, conoscenti e, soprattutto, parenti. (fonte)

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