Su Facebook i post pagati dalla Russia per influenzare le elezioni USA

Al Russiagate si aggiunge oggi un nuovo capitolo. Secondo Elliot Schrage, vicepresidente per la public policy di Facebook, negli ultimi due anni dieci milioni di utenti di Facebook negli Stati Uniti hanno visto almeno uno degli oltre 3mila post sponsorizzati da account falsi probabilmente legati alla Russia. Il 44% di questi post sarebbe stato visto prima delle elezioni presidenziali Usa dell’8 novembre del 2016, mentre il 56% dopo questa data. Un quarto dei messaggi, invece, non avrebbe raggiunto alcun utente. Ricordiamo che alle ultime presidenziali americane hanno votato 136,7 milioni di persone, e che la differenza tra i due candidati era di meno di tre milioni di voti (in realtà a favore di Hillary Clinton, ma per il meccanismo elettorale hanno contato di più gli stati che i singoli votanti).

Facebook ha comunicato nei giorni scorsi che 470 account falsi legati alla Russia avrebbero speso intorno a 100mila dollari per promuovere più di 3mila contenuti politici sul social network. Il Ceo Mark Zuckerberg ha inoltrato questi dati a Robert Mueller, il procuratore speciale che indaga sulle possibili ingerenze russe nelle elezioni Usa e sui presunti contatti fra lo staff elettorale di Donald Trump e il Cremlino. La scorsa settimana, inoltre, Twitter ha annunciato la chiusura di 201 account legati agli stessi operatori russi che hanno pubblicato i post su Facebook. Gli investigatori americani, sia nel team guidato da Mueller che nelle commissioni d’inchiesta avviate dal Congresso, cercano di capire come i russi abbiano usato Facebook, Google, Twitter e altri social network per seminare disinformazione e divisione durante la corsa per la Casa Bianca.

Intanto, il social network ha annunciato di voler agire su due fronti per arginare il fenomeno delle manipolazioni delle informazioni attraverso i contenuti sponsorizzati sulla sua piattaforma. Innanzitutto con l’assunzione di 1.000 cacciatori di bufale politiche, così da avere a disposizione un mega-team per controllare e vagliare tutti i contenuti sponsorizzati. E poi con la decisione di stabilire criteri molto più restrittivi per gli inserzionisti. Come promesso da Zuckerberg lo scorso 22 settembre, inoltre, il gruppo è pronto a consegnare al Congresso degli Stati Uniti i dati e il contenuto di oltre 3.000 annunci politici pagati da una società russa (la Internet Research Agency) tra il 2015 e il 2017, molti dei quali, ha spiegato Joel Kaplan, vicepresidente Usa delle relazioni pubbliche, «sembrano amplificare le divisioni sociali e razziali negli Stati Uniti».

Le autorità Usa stanno indagando sulle possibili interferenze russe nella campagna elettorale del 2016, quella che ha portato alla Casa Bianca Donald Trump. «Consegniamo queste informazioni al Congresso perché vogliamo fare la nostra parte per aiutare gli inquirenti a comprendere meglio le interferenze della Russia nel sistema politica americano e per spiegare che cosa sia accaduto al pubblico», hanno fatto sapere da Facebook.

Oltre ai contenuti sarà analizzato anche «il contesto in cui il contenuto è stato finanziato e il pubblico cui è indirizzato», hanno spiegato ancora dalla società. Facebook ha anche ribadito che investirà sulla tecnologia nell’ausilio a smascherare le bufale politiche. E prevede di attuare criteri più restrittivi per gli inserzionisti. Oltre a vietare i «contenuti sconvolgenti», le «minacce dirette» e i «messaggi che promuovono l’uso delle armi», bloccherà anche i contenuti sponsorizzati che esprimono una «violenza più sottile». Il social network richiederà maggiori informazioni agli inserzionisti che vogliono pubblicare contenuti «relativi alle elezioni nazionali statunitensi». In concreto i potenziali inserzionisti dovranno dare conferma della società o dell’organizzazione che rappresentano prima di acquistare un qualsiasi spazio pubblicitario. (fonte)

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