Facebook, Polizia Postale indaga sui falsi profili dei vip

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In una società in cui Facebook e Twitter fanno da padroni, anche i furti d’identità, gli insulti e le offese diventano social. In un anno le denunce per reati connessi all’utilizzo di social network si sono quadruplicate e hanno iniziato ad annoverare tra le vittime anche i minorenni. Dal primo gennaio all’11 settembre 2014 sono arrivate solo alla Polizia postale, da tutto il territorio nazionale, 1.775 segnalazioni di falsi profili, commenti, post o tweet diffamatori. Nello stesso lasso di tempo del 2013 ne erano arrivate 448.

C’è chi su Facebook si spaccia per il comico Leo Gullotta, chi per il cantante Michele Zarrillo, c’è chi fa credere di essere lo scrittore di gialli Andrea Camilleri, chi goliardicamente scrive in un italiano maccheronico a nome di Luca Giurato, chi si finge un calciatore e addirittura chi veste i panni o meglio l’abito talare di Papa Francesco. Le motivazioni che portano a creare un falso account possono essere di varia natura: goliardia, feticismo, emulazione, vendetta, truffa.

In ogni caso, secondo una sentenza della Cassazione del 2007, «integra il reato di sostituzione di persona colui che crei e utilizzi un account di posta elettronica attribuendosi falsamente l’identità di un altro soggetto, con il fine di arrecargli un danno, anche non economico». Giurato parlava di «disagio esistenziale nell’essere sempre bersagliati da giudizi e critiche». Nel suo caso, la denuncia presentata alla Postale nel 2012 è sfociata in un processo a carico del giovane che lo avrebbe ridicolizzato postando frasi e link da un falso profilo Facebook del conduttore televisivo. Persino l’ex procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, era stato costretto a segnalare ai suoi sostituti un falso profilo Fb a suo nome.

Poi c’è chi, pensando di nascondersi dietro l’anonimato della rete, si lascia andare a insulti e offese che sui social network hanno un effetto di propagazione potenzialmente infinito, per via del meccanismo della condivisione. Fioccano le denunce per diffamazione a mezzo internet. La fidanzata di Berlusconi Francesca Pascale, ad esempio, ha querelato Michelle Bonev per averle dato della lesbica e ora per l’attrice bulgara il pm ha chiesto il rinvio a giudizio. «La Polizia Postale – spiega il vice questore aggiunto Alessandra Belardini – può oscurare d’ufficio un falso account o dei post diffamatori solo quando si tratta di pedopornografia, per vilipendio ad alte personalità dello Stato (vedi il caso della presidente Laura Boldrini) o se c’è pericolo di vita». Nei restanti casi serve una disposizione da parte dell’autorità giudiziaria.

Per individuare l’autore del reato, le forze dell’ordine devono risalire all’indirizzo di posta elettronica dal quale è stato creato l’account e poi all’Ip, ossia il terminale usato. Queste indagini richiedono però la collaborazione da parte di chi gestisce i social network, che deve autorizzare la rimozione del profilo o del post. La quasi totalità di queste società ha sede negli Stati Uniti.

«Vi è un duplice problema – spiega il vice questore della Polizia Postale Ivano Gabrielli – da una parte i dati vengono conservati al massimo 90 giorni e se la denuncia non è tempestiva si rischia di perdere tutto. Dall’altro lato, nei paesi anglosassoni esiste il “freedom spech”, per cui la diffamazione non è reato». Questo comporta che il 70% dei fascicoli venga chiuso con un’archiviazione. Proprio per fare una cernita più attenta delle denunce, si è pensato di istituire presso la Procura di Roma una sezione distaccata della Polizia Postale. Da non trascurare poi i casi in cui le vittime di questi reati sono i minori. Nel 2013 c’erano state solo 7 le denunce per furti d’identità digitale realizzati su social network. Dall’inizio di quest’anno a oggi, invece, sono passate a 80, di cui 22 hanno come vittime bimbi dagli zero ai 13 anni. Sta spopolando tra gli adolescenti la moda di dare sfogo a insulti e cattiverie tramite Ask.fm, un social che garantisce un anonimato apparente e incentiva i fenomeni di cyber bullismo e cyber stalking. (fonte)

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