Facebook, nuova interfaccia per i video (anche ”piratati”)

Non solo Facebook sta introducendo nuove metriche per i video, per rendere più semplice il lavoro degli inserzionisti nell’interpretare i risultati ottenuti dalla condivisione dei propri contenuti. La novità più interessante delle ultime ore in termini di video è che anche con i “piratati” – quelli usati per il cosiddetto “freebooting”, cioè il download e la ripubblicazione su pagine diverse da quella originaria – si potranno fare soldi.

La piattaforma darà infatti la possibilità agli autori e ai creatori di contenuti video di guadagnare qualcosa anche quando gli altri utilizzano senza permesso i propri prodotti. La funzionalità si chiama Rights Manager e replica in parte ciò che YouTube fa già da anni, il ContentID che avevamo scoperto al quartier generale di Zurigo.

Facebook, ecco lo strumento per la gestione dei contenuti “piratati” da altre pagine

Nello stesso tempo è in cantiere anche una nuova interfaccia, al momento sull’applicazione per Android. Si tratta, come sembra dalle prime indiscrezioni, di una sorta di bottone flottante contenente un’icona del simbolo “play” che si visualizza in bacheca. Cliccandoci si viene trasportati su una pagina che elenca una serie di videoclip suggeriti per il singolo utente.

In realtà, tornando alla questione dei diritti d’autore, Rights Manager è stata lanciata un anno fa. Ma in questi mesi ha fornito a chi fa video e se li vede sottrarre, riutilizzare o ripubblicare senza consenso sulle proprie pagine Facebook solo due opzioni: rimuoverlo o lasciarlo online, ma solo al fine di raccogliere più spettatori e visualizzazioni. Adesso si aggiunge una terza possibilità, la più interessante: farci qualche soldo.

Il social network ha infatti annunciato che consentirà ai detentori dei diritti di guadagnare dagli annunci pubblicitari inseriti nel corso della visualizzazione dei video piratati, più o meno verso la metà. Probabilmente anche la piattaforma tratterrà una percentuale di quegli introiti pubblicitari, rendendo la mossa un affare anche per i propri conti.

Secondo alcuni osservatori si tratta di un passo in avanti importante per una piattaforma che punti a crescere ancora di più sui video e soprattutto a diventare destinazione per produzioni anche di un certo rilievo e pregio. Non avere modo di difendersi o monetizzare – come accade su YouTube sia con i video che con i brani musicali – teneva infatti lontani i creatori di livello. (fonte)

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