Facebook, aumentano a dismisura le denunce per diffamazione

diffamazione-facebook-aumento

La Polizia Postale avvisa: «La gente crede di poter scrivere qualsiasi cosa sui social». Ma secondo il Codice penale si rischiano da sei mesi a tre anni di carcere e 500 euro di multa.

«Ad un grande potere, corrisponde una grande responsabilità», recitava il protagonista di un film. E il potere che oggi forniscono i social network a tutti i cittadini di internet è davvero enorme, come spiega il capo della Polizia Postale altoatesina Ivo Plotegher.

Scrivere un commento su Facebook, può significare esporre il proprio pensiero anche a decine di migliaia di persone, a volte senza volerlo, perché si commenta un fatto di qualcuno della propria cerchia di amicizie. Ma qualsiasi cosa scritta sulla rete, spiegano gli esperti, inizia un viaggio verso l’ignoto, ed è praticamente incontrollabile la sua diffusione.

A maggior ragione se si tratta di offese, turpiloqui, se non minacce o espressioni razziste che di per sé rappresentano un reato specifico. Il risultato, in tutta la sua crudezza, è una pioggia di denunce e querele per diffamazione che quotidianamente atterra sulla scrivania della Polizia Postale, che tra l’altro difficilmente non riesce a trovare conferma di quanto dichiarato dal querelante, e l’autore dell’atto diffamatorio.

Almeno un paio di esempi di questo fenomeno sono stati oggetto di notizie nelle ultime settimane: prima le esternazioni sulla morte del bambino profugo siriano sono costate un bolzanino un’accusa di diffusione di idee razziste; la seconda è notizia di ieri: una coppia insoddisfatta del servizio fotografico del proprio matrimonio, ha offeso pesantemente la fotografa sulla sua pagina Facebook, rimediando in cambio una querela per diffamazione.

Ecco quindi l’avviso della polizia cibernetica: «Quando si scrive o si commenta qualcosa sui social network, sarebbe una buona abitudine quella di valutare con molta attenzione quanto si sta dicendo, immaginando di avere di fronte una platea di persone».

La tecnologia ha reso tutti più partecipi, affermano gli analisti della Polizia Postale, «far sentire la propria presenza e dire la propria opinione su qualunque argomento sono, senza dubbio, l’indicazione di una voglia di esserci, di dare il proprio contributo alla realtà in cui si vive che prima, forse, non era così scontata e così semplice. Gli aspetti positivi di questo nuovo fenomeno di diffusione del pensiero trova, però, come già accennato, un forte limite nelle modalità e nel linguaggio usati. La diffamazione e l’ingiuria sono dietro l’angolo».

Reati che prevedono una chiara fattispecie nel codice penale, e che vengono puniti con una pena dententiva da sei mesi a tre anni, e una multa di non meno di 516 euro. (fonte)

You may also like...