Facebook ancora sotto inchiesta in Europa

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Il Garante della privacy irlandese è obbligato a indagare su Facebook. Dublino dovrà dire l’ultima parola sull’adeguatezza dei parametri utilizzati da Facebook per proteggere i dati degli oltre 300 milioni di utenti europei del social network.

L’autorità Antitrust irlandese annuncia di aver avviato un’indagine sul trasferimento negli Usa dei dati degli utenti europei di Facebook. L’inchiesta parte dalla denuncia di Max Schrems, uno studente di legge austriaco, che è ricorso alle autorità di Dublino perché la società Usa ha il suo quartier generale europeo in Irlanda. Inizialmente l’Antitrust non aveva aderito alla richiesta dello studente, ma ora torna sui suoi passi, dopo il pronunciamento della Corte di Giustizia europea la quale ha stabilito che gli Usa non garantiscono un livello di protezione adeguato dei dati personali europei.

Max Schrems, il giovane studente che sta facendo tremare il colosso Usa, sostiene nella sua tesi di laurea, scritta nel 2011, che Facebook viola in molti modi la privacy dei suoi clienti e non rispetta le leggi europee, non cancellando le tantissime informazioni private di cui è entrata in possesso nemmeno quando i clienti si cancellano dal social network e collaborando con il programma di schedatura Prism della Nsa.

Successivamente Schrems è entrato in contatto con un gruppo di attivisti che si occupano della tutela dei dati sul web e la sua ricerca è stata divulgata sul sito online del gruppo. A questo punto è iniziata la battaglia legale contro Facebook, che passa per le mani della Corte di Giustizia europea e ora per quelle dell’Alta Corte irlandese. È quest’ultima a dover decidere l’eventuale sospensione dei dati dei clienti europei di Facebook negli Usa. Dopo la sentenza del Lussemburgo, il giudice irlandese dell’Alta Corte, Gerard Hogan ha obbligato l’Antitrust di Dublino a indagare e oggi l’istituto ha fatto sapere di aver avviato l’inchiesta.

«Facebook non è e non è mai stato coinvolto in alcun programma che consentisse al Governo degli Stati Uniti di accedere direttamente ai nostri server». È quanto fa sapere la società in merito alla notizia di un tribunale irlandese che ha deciso di avviare un’inchiesta sul trasferimento dei dati personali di cittadini europei verso server americani. «Risponderemo alle richieste della Commissione irlandese per la protezione dei dati – sottolinea un portavoce di Facebook riferendosi a Dpc – appena avrà esaminato le misure di protezione per il trasferimento dei dati personali, sulla base della normativa vigente». (fonte)

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