Estorsioni a sfondo sessuale dopo video chat, dal Marocco “con amore”

Prima le video chat sempre più intime, poi il ricatto: “Se non paghi pubblichiamo le immagini su Facebook e Youtube”. Grazie alla collaborazione della Polizia italiana, la Gendarmerie Royale del Marocco ha arrestato 23 persone responsabili di estorsioni a sfondo sessuale, pratica diffusa in tutto il mondo e che anche nel nostro paese ha fatto registrare un consistente incremento, con le denunce che in soli tre anni, dal 2012 al 2015, sono salite del 500% per poi assestarsi su poco più di un migliaio all’anno.

La Sextortion è un fenomeno criminale che ha già colpito migliaia di utenti del web. La dinamica è sempre la stessa: gli utenti si imbattono in richieste di amicizia provenienti da presunte ragazze giovani e belle. Dall’amicizia si passa alle video chat, che diventano via via sempre più intime fino a quando scatta il ricatto: se la vittima non paga la cifra richiesta, si vedrà pubblicati sui propri profili Facebook o su quelli di familiari e amici, o su dei canali Youtube, i filmati.

Proprio quello che avrebbero messo in pratica i 23 arrestati dalla polizia marocchina, che avevano preso di mira anche diversi italiani. Le indagini, svolte in Italia dalla Polizia Postale, hanno consentito di individuare i dati utilizzati dagli estorsori: nickname, nominativo o indirizzo di pagamento della somma estorta, indirizzo di posta elettronica, numero della transazione effettuata. Tutti elementi che, sommati agli accertamenti su alcuni money transfer, hanno permesso di individuare i responsabili delle estorsioni in Marocco dove, appunto, venivano incassate le somme di denaro.

Ma chi sono i destinatari dell’estorsione? Le vittime, spiegano gli esperti della Polizia, sono generalmente persone di sesso maschile, di ogni età ed estrazione sociale. Soggetti indotti a pagare anche diverse decine di migliaia di euro, come nel caso di un cittadino del nord Italia che ha sborsato 42.400 euro. Altri, invece, non ce l’hanno fatta, come dimostrano gli almeno quattro suicidi registrati nel nostro paese proprio a causa delle continue richieste di denaro provenienti dagli estorsori.

Dal 2015 la Polizia ha costituito un pool investigativo ad hoc le cui indagini hanno portato all’arresto di 14 persone e alla denuncia di altre 30. Una scelta, quella di dedicare un gruppo specifico agli approfondimenti, dovuta alla crescita del fenomeno. Se nel 2013 i casi di sextortion trattati erano infatti 225, negli anni successivi sono costantemente aumentati: 1.190 nel 2014, 1.288 nel 2015, 1.324 nel 2016. Solo l’anno scorso c’è stata una lieve inversione di tendenza, con 1.041 casi. Di questi, 955 hanno riguardato maschi e 86 femmine. Delle oltre mille vittime, inoltre, 10 erano minori di 14 anni e 25 minori di 18. La maggior parte delle denunce nel 2017 sono state fatte a Potenza, dove sono stati denunciati 166 casi, seguita da Roma (122), Bologna (95) e Firenze (90). Ma attenzione, sottolinea la Polizia: considerato il tipo di fenomeno, le vittime sono spesso indotte a non denunciare la subita estorsione, rendendo quindi il dato emerso parziale e fortemente ridotto rispetto alla reale entità del fenomeno. (fonte)

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