Così gli ‘hacker’ trasformano in spie i robot da casa

Robot che aprono le porte, che trasportano oggetti, che ci aiutano nelle piccole faccende di casa. Ma pure che diventano un passatempo o uno strumento per imparare cose nuove. Ci stiamo appena abituando a un futuro così ed ecco che arriva la batosta: gli umanoidi da casa, che aziende e centri di ricerca di tutto il mondo stanno realizzando e, in qualche caso, hanno già portato sul mercato, potrebbero essere pericolosi. Il rischio? È che, se attaccati da hacker, si trasformino in spie, in grado di registrare audio e video nelle nostre case se non addirittura in macchine pronte a farci del male.

È già successo ma per fortuna non ci sono state senza gravi conseguenze. Come da loro stessi denunciato, a “bucare” da remoto i sistemi di sicurezza e entrare nei programmi di alcuni robot di Universal, UBTech e Softbank sono stati gli “hacker etici” della società di cybersecurity IOActive, che hanno poi rimarcato la vulnerabilità di questi sistemi e la poca consapevolezza da parte dei consumatori sulle reali potenzialità dei robot.

«MACCHINE NON GIOCATTOLI» 

«Il problema è che le persone continuano a considerare queste macchine come un divertimento, come giocattoli», ha accusato Lucas Apa, di IOActive. «In realtà – ha aggiunto – si tratta di computer sempre più complessi, dotati di braccia, di gambe e di ruote che stanno diventando sempre più grandi, più forti e più veloci». Prendiamo il caso di Pepper, il robot di Softbank oggi utilizzato, per esempio, nei musei come inedita guida per i visitatori. Pesa 28 chili. «Se un hacker gli ordinasse di muoversi a tutta velocità verso una persona, potrebbe romperle un osso», spiegano ancora da IOActive.

L’avvertimento arriva a pochi giorni di distanza dall’appello di Elon Musk e di altri 115 leader del mondo della tecnologia e della robotica che si sono rivolti alle Nazioni Unite per chiedere di intraprendere un’azione decisa contro i “robot killer”, cioè le armi automatiche considerate, dai firmatari della lettera, «la terza rivoluzione in campo di guerra, capaci, però, di sviluppare conflitti di dimensioni ancora incomprensibili per l’uomo».

DATI A RISCHIO

Il collettivo IOActive non si spinge su certi argomenti, ma sottolinea che, se presi di mira, robot comuni, dotati di telecamere e microfono, potrebbero diventare pericolosi anche in altri modi, per esempio registrando audio e video di ciò che accade in casa nostra o, peggio, dei nostri figli. Anche questo non è un tema nuovo: qualche mese fa, in Germania, l’Autorità garante per le comunicazioni ha messo al bando Cayla, una bambola accusata di essere un dispositivo che poteva ascoltare i più piccoli e riportare, chissà a chi esattamente e perché, le informazioni registrate. (fonte)

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