Cosa succede se nell’eredità manca una password

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Dura da mesi il braccio di ferro tra una vedova canadese e la Apple per recuperare la password del marito defunto.

Secondo le ultime volontà del marito David, scomparso lo scorso agosto per un tumore ai polmoni, la signora Peggy Bush di Victoria, in Canada, aveva ricevuto in eredità quasi tutto: la casa nella quale avevano a lungo vissuto insieme, l’automobile, la pensione. Poi, un giorno, giocando a Solitario sull’iPad (anche quello ereditato), la signora Bush vide comparire sullo schermo un messaggio di errore. Il dispositivo aveva bisogno di essere riavviato e per farlo era necessario digitare la password dell’account Apple di David. Il problema era che il defunto si era dimenticato di lasciarla scritta da qualche parte.

Inizia da qui un’odissea, non ancora del tutto conclusa, che ha portato la 72enne vedova e sua figlia Donna a scontrarsi con l’assenza o l’ambiguità di norme che regolino l’eredità digitale della quale ciascuno dovrebbe poter disporre. Secondo un servizio che l’emittente canadese Cbc ha dedicato alla vicenda, rilanciato negli Usa dal Washington Post, recuperare la password del signor David è stato per la signora Bush assai più complicato che compilare tutte le pratiche necessarie per entrare in possesso del resto dell’eredità. Per prima cosa, la signora Bush e la figlia Donna si rivolsero alla Apple, chiedendo di poter recuperare la password e resettare l’account. Per farlo erano però richiesti una copia del testamento e il certificato di morte del signor Bush. Ottenuti i documenti, le due donne richiamarono la Apple che rispose di essere completamente all’oscuro della vicenda. Nessuno ne aveva preso nota.

Per quanto paradossale, la vicenda è una conseguenza del fatto che gli utenti sono sì proprietari dei propri contenuti digitali, ma l’accesso agli stessi è controllato dalle aziende. E le leggi in materia, almeno in Canada, sono al riguardo un po’ «oscure», come ha spiegato alla Cbc Daniel Nelson, un avvocato specializzato in questioni ereditarie. Vicende simili si sono verificate anche negli Stati Uniti. È il caso dei genitori di Eric Rash, un 15enne della Virginia suicidatosi nel 2011. Quando il padre e la madre tentarono di accedere alla pagina Facebook del figlio per tentare di capire il perché del suo gesto disperato, il social network rispose che le leggi statali e federali sulla privacy impedivano di fornire loro la password. La storia fu raccontata dal Washington Post nel 2013.

Qualcosa, da allora, è cambiato, proprio per la crescente casistica dovuta alla continua diffusione dei social media e dei contenuti digitali che in caso di morte, dovrebbero poter essere trattati alla stessa stregua di un’eredità fisica. Due anni fa, sempre in Virginia, è stata approvata una legge che affronta il problema dell’eredità di email, blog e altri contenuti social. Più recentemente, il Delaware ha varato una legge che consente ai familiari di un defunto di poter disporre del completo controllo dei suoi account digitali. Quanto a Facebook, un anno fa il social network ha introdotto nelle sue impostazioni la possibilità di trasferire ad altri il controllo del proprio account in caso di morte. (fonte)

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