Come il cervello può rallentare l’iPhone

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Usciti i nuovi modelli, il “vecchio” iPhone ci sembra improvvisamente più lento. C’è una spiegazione tecnica, ma la vera motivazione potrebbe essere di matrice psicologica.

“Slow iPhone”. Non è un neonato movimento per un uso responsabile e rilassato dello smartphone, ma la ricerca che milioni e milioni di utenti immettono su Google verso inizio autunno, a ridosso del lancio globale dei nuovi modelli di iPhone.

L’agenzia di analisi Statista ha raccolto e visualizzato in un grafico i dati relativi al volume di ricerca per l’accoppiata di parole negli ultimi 8 anni e il risultato è evidente: quando Apple presenta i nuovi iPhone, il numero di ricerche relative alla lentezza dei modelli precedenti si impenna. Gli utenti si mettono di colpo alla ricerca di soluzioni per migliorare le prestazioni di un dispositivo che fino a pochi giorni prima funzionava benissimo.

Può esserci una spiegazione tecnica, perché in concomitanza con il lancio di un nuovo modello di iPhone, Apple rilascia solitamente anche una nuova versione del sistema operativo. L’azienda assicura che l’aggiornamento dei terminali più vecchi ancora compatibili non dà problemi e suggerisce sempre di effettuarlo il prima possibile, ma è comunque inevitabile che almeno nei primi giorni, in attesa degli aggiornamenti di assestamento, le prestazioni di molti dispositivi ne risentano.

Per generare un simile andamento statistico, però, va messo in conto anche un secondo fattore, puramente psicologico. “Il giorno prima siamo felici dello smartphone che abbiamo usato per tutti i 12 mesi precedenti,” spiegano da Statista. “Il giorno successivo, dopo che il collega ci ha mostrato il suo nuovo gadget, il nostro ci dà l’impressione di essere inadeguato, lento e appesantito.”

In altre parole la semplice consapevolezza dell’esistenza di un nuovo modello è più che sufficiente a convincere milioni di consumatori che il loro iPhone vecchio di un anno o due ha perso lo smalto di un tempo. Apple ci mette del suo, sfornando ogni anno modelli sempre più performanti, che ovviamente non manca di promuovere come tali.

iPhone 6s, ad esempio, monta il chip A9 che, a detta dell’azienda, offre prestazioni del 70% superiori rispetto all’A8 installato sui modelli precedenti. E poi ci sono gli articoli, le recensioni, le prove tecniche che confermano, reiterano e rafforzano il messaggio.

Se il nostro iPhone 6 si è tramutato nottetempo da Maserati Quattroporte a Golf Diesel è colpa della nostra suscettibilità al marketing comparativo e agli stimoli mediatici. Del resto basta osservare la rapidità con cui si sgonfia il picco e si spegne l’interesse per la ricerca su Google di soluzioni al proprio “iPhone slow” (con un mini-picco poco prima delle festività natalizie) per confermare che la psicologia dei consumi ricopre un ruolo rilevante. Passata la febbre dei primi giorni, diradato il battage pubblicitario, tutto torna più o meno come prima. L’iPhone che portiamo in tasca da un anno torna prestante e riprende magicamente a funzionare bene. Almeno fino al prossimo modello. (fonte)

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