Come controllare i figli online, qualche trucco

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Il kit del perfetto genitore 007.  App, password e controlli parentali per una maggiore sicurezza personale e un’educazione digitale dei più piccoli. 

Alla fine vinceranno loro, i ragazzi: nati con uno smartphone in mano, ne conoscono tutti i segreti, sempre. Ma prima di arrendersi vale almeno la pena di provare.

Intanto va risolta la questione etica: è giusto spiare? Se la risposta è sì, la tecnologia è relativamente facile da usare, con i controlli parentali che oggi esistono in ogni gadget che si collega alla rete. Si tratta soltanto di studiare un po’ e decidere cosa i ragazzi possano fare con smartphone e tablet. I pericoli sono diversi: acquisti su Store (nei giochi ad esempio), accesso a siti web, uso di app. Per tutti c’è un tastino, un’opzione, un controllo: quelli di Apple permettono ad esempio di impostare un messaggio che avvisa ogni volta che viene acquistato qualcosa sullo store: il pagamento va a buon fine soltanto se autorizzato dal genitore. Android ha controlli altrettanto efficaci, e addirittura Lg e Samsung su alcuni modelli permettono di impostare una speciale modalità bambino che dà accesso soltanto ad alcune app. Ed è sempre possibile inibire l’apertura di siti non adatti ai minori, ma attenzione a settare correttamente le preferenze della ricerca immagini sul web, magari dedicando qualche minuto a leggere i suggerimenti del Centro per la sicurezza online di Google.

Per le app il discorso è più complesso: è possibile impostare una password per permettere di usarne solo alcune, ma come si fa a dire che Whatsapp è di per sé pericolosa? E Snapchat, dove i messaggi si cancellano una volta letti? Un metodo per conciliare controllo e sicurezza è limitare l’accesso a internet solo a certi luoghi: ai più piccoli si può dare uno smartphone, ma senza abbonamento cellulare, così acquisti di app, chat e navigazioni web saranno possibili a casa propria o dagli amici, dove si spera ci sia un adulto in giro. È uno dei pochi vantaggi dell’ancora scarsa diffusione del wifi pubblico in Italia. Volendo, c’è TimeLock per fissare un limite di tempo all’uso di iPhone e iPad, disabilitando il dispositivo dopo un certo periodo. Forse utile, certamente ansiogeno per i più piccoli.

Lo smartphone è anche un modo semplice per sapere dove sono i ragazzi: con il Gps ci vuole un attimo. Apple ha un’app apposta (Trova i miei amici) e ne esistono anche per Android e Windows Phone. Con alcune è possibile attivare un allarme se il telefono entra in una certa zona o la lascia. A volte un’indicazione si ricava dai post su Facebook o da Twitter, se è attiva la geolocalizzazione: così sono stati rintracciati pericolosi latitanti.

È faticoso seguire i ragazzini su Telegram o WeChat, Messenger. Skype non è un’app per giovani, ma Instagram sì, e si può chattare anche lì, e pure su Vine e Twitter. Come in tutte le conversazioni, il pericolo è che l’interlocutore non sia chi dice di essere, e non esistono regole certe per smascherare pedofili e malintenzionati, a parte il buon senso. Qustodio blocca selettivamente contatti, app, siti ed è compatibile con quasi tutte le piattaforme; in modo simile funzionano Net Nanny e Mobile Guardian, mentre un’app spia come mSpy registra conversazioni e messaggi, così i genitori possono indagare con calma. È un metodo adoperato dai servizi segreti di vari Paesi per monitorare terroristi e dissidenti politici. La tecnologia consente di usarlo anche per i figli, ma non sarebbe meglio provare a parlarsi, prima? (fonte)

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