Come affrontare troll, cospirazionisti e diffusori di bufale in Rete

troll-reteTroll e diffusori di bufale, è noto, sono da tempo una presenza fissa nell’ecosistema delle discussioni online. Meno noto – anche se come scritto su Wired, quacosa comincia a potersi dire – è quali dinamiche inneschino. Per il panel ‘Cospirazionisti, troll e debunker‘ del Festival del Giornalismo di Perugia, a partire dal titolo, si tratta di una vera e propria ‘Guerra dei mondi nel web 2.0′.

Una guerra combattuta tra chi difende la scienza e chi la vilipende o sfrutta per la propria agenda politico-mediatica; tra chi cerca di costruire dibattiti basati su fatti, ragionamenti e – in ultima analisi – sulla logica e chi invece si serve di teorie screditate, prive di ogni falsificabilità o più banalmente dell’arma della provocazione, del disturbo fine a se stesso o “solo per il lol”. Con effetti terribilmente concreti: l’enorme successo delle bufale sulla scientificità del metodo Stamina e delle scie chimiche, sulle presunte cospirazioni mondiali a base di logge massoniche quando non di improbabili alieni, di citazioni inesistenti alimentano infatti le nuove forme di populismo che tanto danno arrecano al dibattito pubblico, e alla gestione della cosa pubblica. Oltre a nutrire discriminazioni e intolleranze di ogni tipo. A partire, dice il news editor di Vice, Leonardo Bianchi, dai rom e dagli immigrati.

L’approccio, secondo la giornalista scientifica Silvia Bencivelli – da mesi bersaglio di una odiosa campagna di persecuzione personale su Internet per un articolo da 24mila condivisioni su La Stampa che fa a pezzi i miti sulle scie chimiche – è “il rispetto per le bufale“. Perché “nelle favole abbiamo creduto tutti, e tutti commettiamo degli errori“. Ma senza intransigenza per le falsità che contengono. Perché, certo, si può comprendere l’origine del nostro desiderio di crederci: per Bencivelli, risale alle euristiche di giudizio e alle fallacie che gli psicologi cognitivi – a partire dal seminale lavoro di Amos Tversky e del premio Nobel Daniel Kahneman – ben conoscono; nel bisogno di irrazionale, anche e soprattutto in termini consolatori. Ma comprendere non significa giustificare.

Anzi, l’imperativo è imparare a riconoscere i temi e i modi ricorrenti di sviluppo delle bugie online. Le bufale, per esempio, “hanno quasi sempre una cabina di regia“, dice Bencivelli. Ossia, “qualcuno che le costruisce e dirige per propri interessi“. In questa “cabina di regia“, si gioca con la scienza; e a farlo, in certi casi, sono perfino scienziati o presunti tali. E se “la scienza ha gli anticorpi“, e sa correggersi, molto meno ne siamo capaci noi lettori. Il successo delle tante pagine Facebook che diffondono disinformazione sotto la bandiera della “controinformazione“, ben raccontate da Bianchi, lo dimostra inequivocabilmente.

E se durante il panel non mancano le risate per i toni sguaiati e e le teorizzazioni deliranti che contengono – da «Renzi deve bloccare le frontiere subito» per una presunta (e inesistente) epidemia montante di virus Ebola ai proclami catastrofisti sui supermercati assaltati dalle masse affamate in Grecia (falso), con tanto di anarchici che avrebbero distribuito i proventi di rapine cresciute di un presunto (e di nuovo, falso) 600% –  le riflessioni che ne scaturiscono sono terribilmente serie. Si pensi al modo, per esempio, in cui bufale di questo genere hanno nutrito il consenso di movimenti di protesta come quello dei Forconi, dice Bianchi. O alle “notizie inventate per fare clic” da parte di svariati siti, anche al prezzo di comporre odiosi mosaici razzisti e ultranazionalisti.

L’economista e autore del blog Phastidio, Mario Seminerio, coglie il punto centrale quando individua in troppi messaggi mediatici e politici in Italia la confusione tra correlazioni e cause e parla di un vero e proprio “pensiero magico” cui nessun partito o movimento pare capace di sottrarsi – nella sua esperienza personale, da Giulio Tremonti ai 5 Stelle, passando per quelli che ha definitorenzisti“. “È semplicemente una questione di logica“, dice Seminerio. Quella che i troll deliberatamente ignorano e manipolano per creare confusione e delirio online, secondo schemi retorici che per il blogger Santiago Greco affondano le radici nel parlare per parlare dei sofisti e perfino in Socrate.

Anche qui, gli inganni – per quanto spesso innocui, e a volte addirittura salutari, liberatori – nella italica confusione sui temi digitali possono avere conseguenze deleterie. Greco porta il caso degli insulti ricevuti da Enrico Mentana, con conseguente abbandono di Twitter. E, soprattutto, delle pericolose ed errate identificazioni messe in atto in quella circostanza tra hate speech e trolling, e tra anonimato e identità virtuale – le reali fondamenta dello scandalismo e delle conseguenti dannose proposte di regolamentare il web costantemente smontate da Wired in questi mesi.

Ma il pericolo principale è finire per identificare critica e trolling: arma comoda per chi voglia reprimere il dissenso concentrandosi su “analisi e motivazioni dell’interlocutore“, dice Greco – una fallacia vista perfettamente in atto in molte delle critiche mosse a Edward Snowden, per esempio – ma scomoda, inadeguata per chi al contrario intenda ribadire che la distinzione è e resta fondamentale, nel web – cui secondo il blogger si limita la retorica del trolling in Italia – come fuori dal web. (wired)

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