Bruxelles, dopo gli attentati arrivano le ”bufale”

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Dai video riciclati da vecchie esplosioni al complotto su Wikipedia fino al ragazzo sopravvissuto a tre attentati, un po’ di storie non proprio vere che si trovano in Rete.

Dopo gli attentati terroristici in Belgio dello scorso 22 marzo, come ci si poteva aspettare il web si è riempito di immagini, video e teorie di ogni tipo su quanto accaduto a Bruxelles. A volte potrebbe essersi trattato di superficialità, mentre in altri casi sembra palese il tentativo di attirare traffico pubblicando qualsiasi cosa senza nemmeno verificarne le fonti. Qui di seguito abbiamo raccolto le notizie completamente o parzialmente false che stanno continuando a circolare sui social.

Il video dell’esplosione è in realtà del 2011

Di questa storia ne aveva parlato wired qui poche ore dopo gli attentati: il video circolato online (anche su diverse testate giornalistiche) e trasmesso da più reti televisive non mostra ciò che è accaduto all’aeroporto di Bruxelles, ma è stato girato in Russia il 24 gennaio 2011 nell’aeroporto Domodedovo di Mosca. Il video, che in molti casi è circolato nella versione in bianco e nero, era originariamente a colori e compare ancora su YouTube in una versione pubblicata nel 2013.

Il filmato originale è stato anche volutamente alterato – non si tratta di una svista – dal momento che in sovrimpressione era stata aggiunta la data del 22 marzo di quest’anno. Secondo la ricostruzione di diversi debunker, il primo a pubblicare il video falsificato è stata PressTV proprio pochi minuti dopo le esplosioni. Questo invece è il video originale di Mosca:

Un secondo video spacciato per autentico risale al 2011

Oltre al filmato russo del 2013 in aeroporto, un altro video molto visualizzato in questi giorni è quello che (secondo chi l’ha messo online) mostrerebbe l’esplosione nella metropolitana di Bruxellesripresa da alcune telecamere a circuito chiuso della fermata di Maelbeek. Anche in questo caso si tratta di una bufala, dal momento che le immagini risalgono all’attentato dell’11 aprile 2011alla metropolitana di Minsk, in Bielorussia. A smascherare la falsificazione è stato per primo il sito Snopes: questa volta il video ha iniziato a circolare dapprima su Twitter dall’account Vrt deredactie.be, e come al solito la descrizione è stata evidentemente falsificata ad hoc per attrarre traffico.

I complottisti del fuso orario

Secondo una teoria che ha iniziato a circolare sui social poche ore dopo gli attentati, Wikipedia sapeva già tutto prima che le esplosioni avvenissero. A sostegno di questo fantomatico complotto c’è il fatto che, sulla pagina dell’enciclopedia online dedicata agli attentati, l’aggiornamento sulle esplosioni è registrato alle 7:39 della mattina del 22 marzo. Le esplosioni, invece, sarebbero avvenute grossomodo alle 7:45, apparentementequalche minuto dopo. Come David Puente ha fatto notare dal suo blog, la spiegazione banale di questa incongruenza è che l’orario di Wikipedia non è quello del fuso orario in cui un evento avviene, ma è l’orario Gmt (Greenwich mean mime). Nel giorno dell’attentato sia in Italia sia in Belgio era in vigore l’ora solare (ossia Gmt+1), quindi la pagina Wikipedia è stata in realtà creata alle 8:39 dell’ora belga, ossia circa 54 minuti dopo le prime esplosioni. L’aggiornamento è stato quasi immediato, praticamente simultaneo alla comparsa delle prime informazioni sulle testate giornalistiche, ma sicuramente successivo ai fatti.

Il ragazzo scampato (più o meno) a tre attentati

Diverse testate giornalistiche italiane e internazionali hanno raccontato la storia di Mason Wells, il missionario mormone di 19 anni che sarebbe già sopravvissuto a tre attentati terroristici in tre Paesi diversi, nonostante la sua giovane età. Secondo quanto riportato, Mason sarebbe in qualche modo stato coinvolto nell’esplosione durante la maratona di Boston nell’aprile 2013, negli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre e poi in quelli di Bruxelles di questa settimana.

Anche se è vero che il ragazzo si trovava in prossimità degli attentati in tutti e tre i casi, affermare che sia stato “direttamente coinvolto” o “sopravvissuto” per tre volte pare una teoria un po’ forzata. A Boston, in particolare, si trovava alla manifestazione della maratona (dove la madre era in gara), ma non nell’area interessata dall’esplosione. Era, insomma, a circa un isolato di distanza dal traguardo, tra quei 500mila spettatori che stavano seguendo la maratona e che hanno potuto udire – ma non vedere – l’esplosione sulla linea di arrivo. Ancora meno forte è il legame che lo collega agli attentati di Parigi di novembre, dal momento si trovava effettivamente in Francia, ma non nella capitale (l’informazione più precisa a disposizione lo descrive genericamente come “a due ore di distanza da Parigi”, probabilmente a una cinquantina di chilometri). Infine, purtroppo Mason è stato coinvolto direttamente nelle esplosioni all’aeroporto di Bruxelles, dove è rimasto ferito anche se non in modo grave. Dopo la sua esperienza in Europa, certamente non serena, potrebbe anticipare il suo rientro negli Stati Uniti, inizialmente previsto tra quattro mesi.

È propria della natura umana la capacità di identificare una trama e un filo conduttore in una successione di eventi, anche quando – numeri alla mano – ci si accorge che la probabilità di una serie di coincidenze non è così remota. Proprio questo istinto di cercare legami e connessioni contribuisce ad accentuare la nostra percezione di vicinanza e prossimità degli attentati, generando un’atmosfera di paura e incertezza sproporzionata rispetto alla reale incidenza delle tragedie. (fonte)

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