Body shaming, se ti insultano sui social per le forme fisiche

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IL MONDO progredisce, ma lascia indietro educazione e tolleranza. Nel 2016 c’è chi ancora insulta utilizzando le forme del corpo come un’arma e sempre più spesso l’offesa è sotto gli occhi di tutti: sui social newtork. Frecciatine e battute che mirano a denigrare le persone per i presunti chili di troppo, nei modi più classici di un fenomeno che ormai conosciamo bene e che gli esperti chiamano “body shaming”. La conferma – se non sono bastate le polemiche sui corpi delle atlete olimpiche – arriva da uno studio condotto da Nutrimente Onlus, associazione per la prevenzione e la cura dei disturbi alimentari, secondo cui una donna su due ha ricevuto critiche per i chili di troppo proprio sulla rete.

L’indagine è stata condotta su un campione di circa 4mila italiani, tra maschi e femmine  dai 18 ai 55 anni, attraverso un monitoraggio dei principali social network, blog, forum e community con l’intento di studiare il rapporto che gli italiani hanno con il proprio aspetto fisico. Secondo la ricerca le offese colpiscono in prevalenza le donne e arrivano in periodi delicati come l’estate, quando si è “costretti” a mostrarsi per andare al mare. Ma quella del body shaming è una tendenza che non riguarda solo l’Italia o le donne comuni: travalica confini e stagioni per insidiarsi anche nello sport. Ne sono un esempio le Olimpiadi di Rio 2016, dove in più di un caso i cronisti tv non hanno risparmiato commenti sui corpi delle atlete: dalla ginnasta Alexa Moreno troppo grassa e paragonata a “Peppa Pig”, al nuotatore etiope con la pancetta. Giudizi “affettuosi” come quel “cicciotelle” comparso sulla prima pagina di Qs Quotidiano Sportivo per definire le atlete azzurre del tiro con l’arco, costato il posto all’ormai ex direttore Giuseppe Tassi.

Cosa si critica? A essere prese di mira sono soprattutto le gambe, tallone d’Achille per donne e uomini: avere delle cosce fuori dai canoni delle sfilate comporta prese in giro con frasi pesanti e l’accusa di essere persone disinteressate al proprio benessere fisico e alla linea.  Al secondo posto c’è la pancia (45%),  al terzo il fondoschiena (41%) e in ultimo le braccia (22%), punto vulnerabile soprattutto per le over 40.

Quali effetti? Secondo lo studio, il body shaming condiziona soprattutto l’autostima delle persone (45%), aumenta lo stato d’ansia (43%) e scoraggia (38%) chi sta provando a mantenere una dieta sana ed equilibrata per tornare in forma. I continui attacchi al peso corporeo sono inoltre un rischio per chi è particolarmente sensibile e vulnerabile. Si spingono le persone ad adottare rimedi estremi e a seguire regimi alimentari scorretti che, talvolta, possono sfociare in un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare.

A soffrirne di più sarebbero le adolescenti dai 18 ai 21 anni. Ma ogni età ha il suo punto debole, per questo il dolore non risparmia nemmeno i più grandi. Per le donne dai 33 ai 45 anni (21%), ad esempio, vero cruccio sono i segni dell’invecchiamento come le rughe, oltre alla paura di ingrassare. Anche gli uomini vengono criticati per il proprio corpo, ma solo l’11% del campione intervistato sostiene di essere vulnerabile a questo tipo di commenti. Eppure una soluzione al problema esiste: imparare a dare un peso alle parole anziché alle persone. Anche perché accade poi che il nuotatore con la “pancetta” vince l’oro ai Mondiali di nuoto. (fonte)

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