Il BIOS è morto, Intel termina supporto nel 2020

Fra tre anni il BIOS (Basic Input/Output System) compirà il suo quarantacinquesimo compleanno, ma il 2020 sarà anche l’anno conclusivo della sua lunga e onorata carriera sulle piattaforme Intel a 64-bit. Negli ultimi anni Intel ha integrato sulle proprie soluzioni la piattaforma Unified Extensible Firmware Interface (UEFI), lasciando il supporto al BIOS legacy come opzione aggiuntiva, ma dal 2020 in poi la compagnia non supporterà più la vecchia modalità per offrire una sicurezza maggiore. Un cambiamento che non coinvolgerà la maggior parte degli utenti, ma potrebbe far storcere il naso a chi utilizza hardware legacy sulle nuove piattaforme.

La novità è stata rivelata da Brian Richardson durante l’UEFI Plugfest, in cui è stato dichiarato che Intel richiederà il supporto dello standard UEFI Class 3 a partire dal 2020. Le funzionalità del BIOS si sono certamente evolute nel corso degli anni, ma il suo compito principale è stato sempre quello di eseguire il cosiddetto POST, acronimo di Power-On Self-Test, quindi l’inizializzazione di tutti i componenti cardine integrati nel computer per poi lanciare il sistema operativo installato. Il passaggio in massa allo standard UEFI è avvenuto negli anni 2000, quando l’intero settore ha cercato di scrollarsi di dosso tutti i limiti ormai anacronistici del BIOS.

Non è stata una transizione netta e repentina, ma una manovra graduale per garantire piena compatibilità alle componenti hardware non modernissime. UEFI ad esempio può supportare vecchi software e hardware legacy che utilizzano OpROM a 16-bit, ed è stato suddiviso in diverse classi (0, 1, 2, 3) che si allontanano progressivamente dal BIOS standard fino ad abbandonarlo del tutto (Class 3). Ad oggi la stragrande maggioranza dei sistemi in vendita utilizza UEFI Class 2, quindi nella configurazione del BIOS si può scegliere se utilizzare la piattaforma legacy o la più moderna UEFI. Sono già disponibili anche sistemi con UEFI Class 3, ma sono rarissimi.

Il cessato supporto al BIOS legacy è programmato anche per favorire l’obbligo dell’uso della tecnologia Secure Boot, eliminando il supporto del Compatibility Support Module (CSM) che è stato implementato su UEFI Class 2 per rendere ancora meno problematico il passaggio da BIOS a UEFI. Con questa mossa le nuove piattaforme non saranno più in grado di eseguire sistemi operativi a 32-bit o lanciare nativamente software correlati, e non potranno utilizzare alcuni componenti hardware non troppo moderni, come schede di rete o anche schede video che non hanno un vBIOS compatibile con lo standard UEFI (i modelli precedenti al 2012, 2013).

Intel sta lasciando un preavviso di qualche anno in modo da dare il tempo ai partner commerciali per migliorare l’esperienza d’uso attuale dei propri prodotti con lo standard UEFI e per promuovere le sue feature in modo da eliminare del tutto le dipendenze dal BIOS per quanto riguarda gli strumenti di manutenzione e altri software che interagiscono in maniera profonda con i sistemi. Ad oggi la concorrente AMD non ha annunciato cambiamenti di questo tipo, e non sappiamo ancora se abbia piani simili per il prossimo futuro. (fonte)

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