‘Bigiare’ la scuola, oggi si può con hacker e Darknet

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C’era chi metteva il termometro vicino alla lampadina, chi masticava tabacco, chi inventava malori. Per bigiare la scuola prima eravamo costretti a inventarci di tutto, oggi invece basta la tecnologia. A sollevare il polverone è l’esperto di sicurezza Daniel Smith che al sito Business Insider racconta cosa si può fare oggi per evitare un compito in classe. «Anche nella nuova era digitale gli studenti cercano metodi per fregare il sistema come fatto in passato», dice Smith, «L’unica differenza è che ora usano dei computer e possono andare incontro a delle condanne se vengono scoperti». Eh sì perché il nuovo metodo è criminale e si basa sui DDoS (Distributed Denial of Service), attacchi multipli che portano al collasso il sistema informatico scolastico e con esso anche i test in classe.

Basta pagare

Non è facile organizzare un attacco, ci vogliono conoscenze approfondite, ma si può sempre pagare qualcuno che lo faccia al posto nostro. E quel qualcuno è facile trovarlo nel Darknet, quella Rete sotterranea di cui abbiamo spesso sentito parlare, quel luogo nascosto agli occhi dei più in cui si possono acquistare droghe e armi se si sa come farlo. E i ragazzini di oggi, a quanto pare, lo sanno. «Gli studenti stanno usando sempre più la Darknet per diverse attività e abbiamo registrato un incremento importante negli attacchi al settore scolastico negli ultimi 18 mesi», racconta Smith. In pratica, i ragazzi assoldano degli hacker che attaccano il sistema informatico della scuola portandolo al collasso. Visto che in molti istituti statunitensi gli esami si svolgono tramite computer, nessuno può fare nulla e il test è rimandato finché i tecnici della scuola non rimettono ordine. Facile, insomma.

Venditori come tanti

L’hacker assoldato dai ragazzi però può fare anche qualcosa di meno drastico. Ci sono servizi che per un misero bitcoin, la valuta virtuale del valore di 500 euro circa, cambiano il voto dello studente aumentandolo di un punto o tolgono un’assenza dal registro digitale, e c’è pure chi pubblicizza i propri servizi su Twitter. «Se vuoi compare un DdoS o altri servizi vai a questo link», scrive uno dei più noti fornitori sul social cinguettante, come se vendesse caramelle o scarpe. E infatti la differenza è labile. «Gli operatori dietro questi servizi sono come tutti gli altri commercianti e fanno marketing», racconta Smith, che prosegue raccontando di campagne pubblicitarie non solo sui social media ma anche sui forum e perfino offerte personalizzate. Insomma, termometro e tabacco non servono proprio più, almeno negli States. (fonte)

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