Questo aspirapolvere spia la nostra casa e rivende le informazioni ad altri

Altro che robot aspirapolvere: il futuro di Roomba potrebbe essere nei dati. Quelli raccolti mappando gli interni delle case delle persone che lo utilizzano per le pulizie dei pavimenti, da vendere al miglior acquirente. Lo rivela alla Reuters Colin Angle, amministratore delegato di iRobot, l’azienda che lo produce.

Tutte queste informazioni potrebbero diventare un fattore di business trasformando l’innocuo robottino in un inquietante spione di casa. Conoscere la mappa di una abitazione che un utente ha deciso di condividere può essere utile alle aziende del settore smart home. Quello della casa intelligente è un mercato che ha importanti margini di guadagno e prospettive di sviluppo essendo cresciuto, secondo IHS Markit, oltre il 60 per cento rispetto al 2016. E soprattutto ai big come Amazon, Google e Apple potrebbero far gola i dati collezionati da Roomba.

I dispositivi connessi a Internet, realizzati per rendere più intelligente un appartamento, ne beneficerebbero per migliorare le loro prestazioni. Oppure, per inviare una pubblicità più mirata suggerendo all’utente, ad esempio, l’acquisto di mobili quando, il robot rileva che una stanza è vuota. Tuttavia, la decisione di iRobot potrebbe trovare un ostacolo nei clienti, orientati ad acquistare gadget concorrenti meno costosi di Roomba e anche meno invadenti, perché non abilitati alla raccolta dati. Perché non è sempre male nascondere la polvere sotto un tappeto.

(AGGIORNAMENTO) A seguito della pubblicazione dell’articolo, riceviamo e pubblichiamo una dichiarazione ufficiale iRobot.  

«iRobot non ha avviato nessun piano di vendita di dati. L’azienda si impegna a mantenere l’assoluta privacy dei dati dei suoi clienti, incluse le informazioni raccolte tramite i suoi prodotti connessi. Nessun dato è venduto a terze parti e non sarà ceduto senza il consenso informato degli utenti.

Ad oggi, iRobot sta progettando mappe per permettere a Roomba di pulire la casa in modo efficiente. In futuro – con l’autorizzazione del cliente – le informazioni potranno permettere ai dispositivi domestici smart di lavorare meglio. Per esempio, se qualcuno volesse sapere nella propria casa quali siano le luci connesse in ogni camera, per permettere al comando vocale di essere più utile, Roomba potrebbe essere in grado di dare queste indicazioni. Ma per chiarezza, questo avverrà esclusivamente se gli utenti lo sceglieranno. Inoltre, al momento non è chiaro se e quando, quali partnership saranno effettivamente necessarie per rendere tutto questo possibile».  (fonte)

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