Arti marziali digitali per mettere ko i cyberbulli

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I segreti del mondo digitale per imparare a difendersi dal cyber bullismo attraverso le arti marziali. A Genova un gruppo di hacker ha realizzato il primo corso di arti marziali digitali per insegnare ai minorenni a difendersi dagli attacchi in rete. Si chiama Zanshin Tech ed è un’iziativa dell’associazione Alid (che difende le libertà informatiche e digitali). I corsi sono stati creati in collaborazione con polizia postale, psicologi e formatori. “È la prima iniziativa del genere – spiega il presidente di Alid, Claudio Canavese – perché di solito si pensa più a rieducare i cyberbulli piuttosto che insegnare ai ragazzini a difendersi in rete. Lo Zanshin è la forma mentale del maestro di arti marziali che vede corrergli incontro l’aggressore, mantiene la calma e lo immagina già a terra”.

Hanno dieci livelli quanti sono i colori dei cavi di rete. Imparano a difendersi usando il cervello e senza usare le mani, sanno allontanare chi li importuna in Internet: sono gli allievi del primo Corso di arti marziali digitali, promosso dall’associazione genovese per le libertà informatiche e digitali Alid.

Riuniti negli spazi del circolo Arci Zenzero, nel quartiere di San Fruttuoso, una decina di minorenni, studenti delle scuole medie, ascoltano con attenzione i loro maestri Stack, Phoenix e Gvnn (nomi da battaglia del mondo hacker) e la cintura nera di arti marziali digitali, Claudio Canavese (CoD), presidente di Alid e docente del corso, nella vita di tutti i giorni programmatore al centro informatico dell’Università di Genova.

«Insegniamo a giovanissimi, dagli 11 anni in su, a gestire le aggressioni digitali, il cyberbullismo, e a riconoscerlo – spiega Canavese – Il nostro corso si chiama Zanshin Tech perchè lo Zanshin è la forma mentale del maestro di arti marziali che vede corrergli incontro l’aggressore, mantiene la calma e lo immagina già a terra. In giro ci sono tante attività pensate per gli aggressori della rete e niente che insegni ai ragazzi a difendersi. Quando sono esplosi anche in Italia i casi di persecuzioni sui social network, i nostri cellulari hanno iniziato a squillare, così abbiamo costruito il corso».

Molte idee Canavese le ha prese dal judo di cui è stato allievo-istruttore: «Come nel judo c’è un maestro, una palestra, i gradi di apprendimento. Le lezioni sono nate in collaborazione con polizia postale, psicologi, sociologi e formatori. Servono tutte queste figure perché il cyberbullismo è un attacco che ti colpisce nell’intimo. Noi informatici sapevamo gestire solo la parte tecnologica».

Oggi in palestra si analizza un caso di fama mondiale, quello di Amanda Todd, una ragazza canadese che avrebbe 18 anni se non fosse che a 15, dopo essersi mostrata a seno nudo al computer, è stata perseguitata per due anni fino a cambiare tre scuole, due città ed è morta suicida al terzo tentativo. «L’hanno stregata – commenta Alice, una allieva – a forza di dirle sei bellissima lei si è fatta convincere a fare quel filmato». «Doveva sporgere denuncia subito», incalza Enzo, un altro allievo.

Tutti oggi sono diventati cintura bianca e orgogliosi indossano un braccialetto bianco, intrecciato dai loro maestri e fatto di cordini da paracadute. Una volta cresciti nella capacità di difesa faranno i maestri ai nuovi allievi, sempre che rispettino le cinque regole: non usare mai quello che s’impara per fare del male; ciò che si dice rimane in palestra; trattiamo i nostri compagni con rispetto; non si fa lezione se non ci sono almeno tre allievi e due maestri e infine si lascia la palestra come la si è trovata (cioè in ordine).

Nelle prime lezioni, i dieci hanno scoperto come eliminare la geolocalizzazione dalle foto, altrimenti fai un click a casa, posti e tutti sanno dove abiti; hanno imparato a riconoscere gli attacchi e vedere la rete con meno ingenuità. (fonte)

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