App Strava, anche basi e militari dell’Italia all’estero tracciate durante fitness

Il militare stringe al polso il FitBit, controlla le stringhe delle scarpette, esce e va correre. Il FitBit è una specie di orologio che raccoglie i dati: quanti chilometri, a che velocità, la strada fatta, e li comunica a chi corre. Che li può così condividere con gli altri sportivi nel social network Strava. Per avere una dimensione: nel 2017 sono state pubblicate su Strava un miliardo di tracce.

La mappa anonimizzata e storica pubblicata da Strava, la “Heat Map”, che ha rivelato l’esistenza di praticamente tutti gli insediamenti militari in zone poco popolate, scenari di guerra compresi, anche di quelle delle quali forse era meglio non far sapere, è solo una parte del problema. L’altra è il suo social network. Perché anche qui c’è una mappa, ma i dati non sono anonimi, e sono pubblicati  in tempo reale.

Il militare uscito a correre ha un nome e un cognome. È in quella base militare, ma non è l’unica in cui è stato. Ha un indirizzo occidentale, quello in cui vive quando non è in missione. Correndo, ha rivelato molto di sé e del luogo in cui lavora. Può essere americano, ma anche italiano.

Repubblica ha consultato i profili Strava di soldati italiani che risulta siano, o siano stati, in zone di guerra, non sempre in basi conosciute, e li ha contattati. Le richieste non sono andate a buon fine: chi, ancora evidentemente ignaro del clamore che la vicenda Strava aveva sollevato globalmente, ha scoperto quanto di sé e del proprio lavoro era possibile ricostruire, non ha più risposto alle richieste e ha provveduto all’istante a cancellare i propri riferimenti.

Si tratta di soldati di stanza in Afghanistan e in Iraq. Nella base di Erbil per esempio i tracciati della Heat Map sono molto fitti, e nella mappa social si trovano interi elenchi di militari in missione con la passione per la corsa, e per Strava.

Un altro elenco però si trova riferito a un sito iracheno che in altre mappe satellitari appare deserto, e non è perciò chiaro cosa possa essere. Uno dei nominativi era lì a ottobre 2017 e ci è rimasto fino a dieci giorni fa, lo dice il lungo elenco di corse al quale è associato. In questi giorni sta correndo vicino casa, nel Nord Italia.

Nella mappa del social network si può vedere dove la gente corre. Chi ha corso lì e quando e con quali tempi. Cliccando sui profili, si può vedere se qualcuno è stato a correre anche da qualche altra parte. E così, sovrapponendo diverse mappe (la Heat Map e la mappa social di Stava, le mappe satellitari di Google, eventuali altre), mettendo in collegamento i profili tra loro e con gli altri social in cui possono essere registrati, Facebook come Instagram o Twitter, e altre informazioni che si possono trovare con una semplice ricerca via Google, si può ricostruire molto più di una semplice planimetria. D’altra parte – viene da pensare – se uno vuole correre in una zona magari desertica e isolata, lo farà presumibilmente lungo il perimetro del campo. E’ un caso abbastanza evidente anche in alcune di queste mappe. Alle quali sono associate – come in  milioni di altri percorsi nel mondo – le tabelle di chi su quel tracciato ha corso, con tanto di tempi. E’ appunto la celebre filosofia di Strava. In uno dei casi la “classifica” è guidata proprio da un italiano, seguito a ruota da una inglese e tanti altri: 4 minuti e 43 secondi al chilometro, che per essere una zona desertica è un tempo niente male…

Dopo le polemiche che hanno seguito la pubblicazione della mappa mondiale del fitness che comprende le aree di guerra, Strava ha pubblicato un post di chiarimento, in cui ricorda che esistono delle opzioni di privacy che possono essere selezionate per anonimizzare la propria identità e i propri percorsi. Dati che però vengono comunque collezionati da Strava. Ha inoltre offerto la propria collaborazione ai vertici militari.

Repubblica ha interpellato il ministero della Difesa, per sapere se l’Italia ha abbia o meno protocolli sull’uso da parte dei militari di strumenti che permettano la geolocalizzazione e del loro uso, e se per il futuro, viste le possibilità che offre Strava quando i suoi utenti non nascondono i propri dati, siano previste azioni specifiche. Ha chiesto anche, senza esito, di poter parlare con i responsabili di Corpi che operano all’estero e con il Comando della base di Aviano, che è storicamente italiano anche se la base Usaf è ad uso del 31esimo Fighter Wing, dato che anche in questa base come tutte le altre c’è un’intensa attività sportiva registrata da Stava. Dalla Difesa nessuna risposta sul merito, ma si precisa che la posizione di tutti gli insediamenti in cui operano i contingenti militari nazionali all’estero è pubblica in quanto comunicata al parlamento e ai governi locali. (fonte)

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