Anti-terrorismo, Renzi stralcia norma su intercettazioni computer

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Matteo Renzi frena sulle norme del dl anti-terrorismo che aprono la possibilità a intercettazioni ‘preventive’ delle comunicazioni via web per i sospettati. Il premier ha chiesto ed ottenuto lo stralcio dal testo di quel del passaggio. Un tema delicato e importante, spiegano fonti di Governo, che verrà affrontato in maniera più complessiva nel provvedimento sulle intercettazioni già in esame in Commissione.

Il provvedimento è in discussione in Aula alla Camera. La norma che consentiva “l’impiego di strumenti o di programmi informatici per l’acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico” è stata stralciata dopo un passaggio nelle commissioni Giustizia e Difesa del testo.

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La vicenda

(di Giovanni Innamorati) Il decreto anti-terrorismo approda nell’Aula della Camera, dopo un passaggio nelle Commissioni di merito che lo hanno arricchito di norme che pongono l’eterno dilemma del contrasto tra privacy e sicurezza. Tra gli emendamenti inseriti ve ne è infatti uno che permette le intercettazioni “preventive” delle comunicazioni via web dei sospettati di terrorismo e la possibilità di conservare fino a due anni i dati del traffico telefonico. Il decreto da una parte rifinanzia le missioni militari all’estero e dall’altra introduce norme per contrastare le nuove forme di terrorismo: di qui pene severe per i “foreign fighters”, cioè persone che non commettono reati sul suolo italiano. E il carcere scatta anche per i reclutatori, per chi fa propaganda e per chi addestra. Con in più la previsione dell’aggravante delle pene se i reati vengono commessi attraverso mezzi informatici.
Ma a destare i dubbi del garante della privacy, Antonello Soro, espresse martedì prima della loro approvazione da parte delle Commissioni, sono le norme che autorizzano la polizia a effettuare le intercettazioni preventive dei sospettati sulle reti informatiche, utilizzando programmi per acquisire “da remoto” le comunicazioni su social, come “whatsup” o altre piattaforme. L’altra misura oggetto delle perplessità di Soro è quella che che porta a 2 anni il termine di conservazione dei dati di traffico telematico e delle chiamate senza risposta (oggi rispettivamente di un anno e di un mese). Eppure le norme sono state votate a larga maggioranza dalle Commissioni Difesa e Giustizia, e sono frutto del lavoro dell’Intergruppo per la lotta al terrorismo. E ad ampia maggioranza sono stati approvati altri emendamenti che cercano di far fronte alle nuove modalità del terrorismo. Per contrastare i “lupi solitari”, vengono puniti anche coloro che si addestrano da soli per compiere attacchi, anche se non li portano a termine. Così come l’autorizzazione ai Servizi di infiltrarsi nelle carceri, luoghi di reclutamento degli aspiranti jihadisti. Inoltre è stato previsto un coordinamento delle indagini, affidato al Procuratore nazionale anti-mafia, che è ora anche “anti-terrorismo”. Infine, su proposta del relatore Andrea Manciulli (Pd), è stata introdotta una misura per scoraggiare i viaggi in aree a rischio, chiamata informalmente “norma Anti Greta e Vanessa”.
Il Ministero degli Esteri indicherà le aree a rischio e sconsiglierà esplicitamente i Paesi dove recarsi: “Chi intraprende viaggi in zone pericolose o li organizza avrà l’esclusiva responsabilità individuale” sulle conseguenze. Il decreto però si è inceppato su una norma che prevede l’assunzione di nuovi allievi ufficiali dei carabinieri, che costa 4 milioni di Euro. L’assenza del parere del Tesoro ha impedito alla Commissione Bilancio di esprimersi. Domani arriva il responso, così come la decisione se ricorrere o meno alla fiducia, davanti ai 250 emendamenti. Il governo vorrebbe evitarla e ha chiesto alle opposizioni di circoscrivere la discussione a un numero più limitato di emendamenti. (ANSA)

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