Agcom si muove contro il modem imposto dai provider

Sul mercato italiano l’imposizione del modem da parte di un provider Internet è pratica comune e diffusa. Spesso le aziende impediscono la connessione con apparecchi di terze parti o non pubblicano le specifiche per l’impostazione di un dispositivo diverso da quello offerto in comodato d’uso. Una pratica che lede la libertà dei consumatori e contrasta con le indicazioni del Regolamento UE Regolamento (UE) n. 2015/2120 del 25 novembre 2015 relativo all’accesso ad una Internet aperta e libera.

Ora L’AGCOM ha finalmente aperto una consultazione pubblica sulle “possibili misure per la libera scelta delle apparecchiature terminali” per la connessione ad Internet che potrebbe porre fine a queste pratiche commerciali.

Secondo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni gli utenti devono poter scegliere “liberamente e consapevolmente” quale modem utilizzare per la connessione tramite qualsiasi provider, “secondo i principi della neutralità della rete”.

“Su questo segmento di mercato  è necessario garantire due legittime esigenze. La prima è quella di efficienza e semplicità per le imprese che forniscono spesso il terminale come parte del ‘pacchetto’ proposto dall’operatore telefonico alla sottoscrizione del contratto, perché ciò semplifica le attività di attivazione della linea e di assistenza sia per il cliente che per l’impresa”, spiega il commissario relatore Antonio Nicita. “La seconda esigenza è quella di garantire libertà di scelta soprattutto per i consumatori digitalmente più evoluti, i quali talvolta preferiscono invece utilizzare apparati diversi da quelli forniti dall’impresa telefonica, al fine di avere accesso a servizi e prestazioni più personalizzate”.

Gli obiettivi della consultazione pubblica della durata di 30 giorni, spiegano ancora dall’AGCOM, sono principalmente tre: “stabilire un perimetro di analisi” per quali tipologie di prodotti devono rientrare nella definizione di “apparecchiature terminali”; raccogliere informazioni su “problematiche e possibili barriere all’utilizzo derivanti dalla complessità dei prodotti”; valutare l’opportunità di un regolamento specifico “a garanzia della libertà e della qualità dei servizi di accesso” alla Rete. (fonte)

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