A processo per aver scaricato file da Emule

EMULE-PROCESSO-MATERIALE

Il procedimento a carico di un operaio di Porto Tolle (Rovigo), alla sbarra con l’accusa di possesso di materiale pedopornografico scaricato da Emule, si arricchisce di ulteriori e raccapriccianti dettagli. In aula hanno testimoniato gli agenti della Postale che effettuarono la perquisizione domiciliare: in tre hard disk separati, l’uomo aveva scaricato e archiviato 30 video e 1842 immagini di minori.

Una vera e propria galleria degli orrori con 1842 immagini pedopornografiche e una trentina di file video altrettanto espliciti. Udienza dedicata all’ascolto dei testi quella che in tribunale ha visto sfilare in mattinata un paio di poliziotti in forza Postale di Rovigo. Il procedimento in questione, davanti al collegio presieduto dal giudice Adalgisa Fraccon, era di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Venezia e vedeva alla sbarra – peraltro assente nell’occasione – T. T., operaio residente a Porto Tolle, dove vive con l’anziana madre.

Gli agenti hanno ripercorso i giorni successivi il 6 aprile 2011, giorno in cui era andata in scena la perquisizione domiciliare a carico dell’uomo. Tre gli hard disk ritrovati all’interno dell’abitazione, da 20, 40 e 200 Giga, dove i tecnici in divisa avevano poi trovato rispettivamente 592 immagini e 13 filmati, 1033 immagini e 17 filmati e 217 immagini. Tutto materiale di altissima fattura, con le giovani vittime in posa, ben pettinate e in taluni casi, come raccontato sotto giuramento dagli agenti, persino truccate a beneficio di guardoni e pervertiti. Espliciti pure i nomi con cui i file erano stati salvati: si va dai classici “Lolita” al criptico “8Y” (che nel gergo sta per “8 years old”, ovvero “8 anni di età”), dettagli da cui si evince chiaramente la natura volontaria dello scaricamento che avveniva grazie alla piattaforma “Emule”. (fonte)

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