37 indagati per insulti su Facebook contro assessore

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Sono 37 le persone indagate dalla Polizia Postale per diffamazione commessa attraverso insulti su Facebook nei confronti dell’assessore al personale del Comune di Genova Isabella Lanzone.

E’ un quadro ancor più desolante quello che emerge dalle indagini della polizia postale se si considera che 10 di loro sono donne e che quasi tutti i commenti e i post oggetto della denuncia sono a sfondo sessuale. Grazie alle indagini è stata ricostruita una vicenda che, iniziata esattamente tre anni fa, racconta uno spaccato sociale decisamente triste nonché una parabola altrettanto curiosa, oltre ai risvolti penali.

Quest’ultima è relativa alle alterne sorti toccate a Isabella Lanzone. Nel 2012, quando il sindaco Marco Doria la scelse per uno dei ruoli chiave di un’amministrazione con oltre 6mila dipendenti, fu oggetto di una durissima campagna mediatica da parte di alcuni organi d’informazione poiché – non essendo ricca di famiglia – scelse la formula del part time dividendosi tra Tursi e il suo incarico di funzionario in Asl 3. Tre anni dopo quegli attacchi si sono dissolti al vento, anche perché Lanzone è la principale protagonista di una rivoluzione che ha portato alla riduzione degli stipendi dei dirigenti, alla revisione delle spese nelle controllate, ad una redistribuzione degli incentivi tra gli impiegati con i salari più bassi, alla linea dura contro gli assenteisti e ad una pax interna non così scontata in tempi di crisi, raggiunta anche con le politiche di “benessere organizzativo”, che altro non è che un dialogo diretto con i dipendenti finalizzato a far emergere le problematiche ma anche le eccellenze nascoste.

Ma nel 2012 c’era solo una ragazza bionda che per qualcuno sembrava incarnare il perfetto bersaglio dell’antipolitica. La massima concentrazione di insulti irripetibili avvenne nella pagina Facebook di un quotidiano. I commenti e i post vennero letti da migliaia di persone. A scrivere erano funzionari pubblici, insegnanti, operai, professionisti, disoccupati e casalinghe.

Che oggi sono indagati per diffamazione e rischiano pene pesanti. La denuncia presentata per conto di Lanzone dall’avvocato Sabrina Franzone, sottolinea come l’attacco violento e indiscriminato nei confronti dei politici rischi di penalizzare in primis proprio gli amministratori validi e onesti, a tutto vantaggio dei più scafati e corazzati.

Isabella Lanzone, contattata da Repubblica per un commento si limita ad una sola considerazione: «Ho sentito il bisogno di sporgere denuncia per rispondere, appena nominata ad un’aggressione a me rivolta come persona e come donna, basata su motivazioni che nulla avevano a che fare con il mio servizio come assessore. Dopodiché mi atterrò al corso dell’azione penale».

Gli investigatori telematici della polizia postale sono risaliti ai nominativi dei 37 attraverso indagini tecniche, in modo da dimostrare, senza ombra di dubbio, che l’insulto o il commento pesante erano partiti proprio dal computer o dal cellulare del sospettato. Uno di loro, responsabile di un ufficio tecnico di un altro comune del genovese avrebbe già tentato di difendersi sostenendo che i post incriminati non erano stati scritti da lui bensì dalla moglie. (fonte)

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