Troppo pochi 13 anni per navigare su Internet?

Qual è l’età giusta per strappare il «foglio rosa» di Internet e scorrazzare autonomamente su social network e portali di video? Quando un ragazzino o una ragazzina può incrociare le braccia al petto e annunciare di essere pronto/a a nuotare da solo/a nel mare magnum della Rete? Google ha deciso: 13 anni. E lo ha fatto mentre l’Unione europea prova ad alzare il limite con il regolamento sul trattamento dei dati personali, in vigore dal prossimo anno.

Ai 13enni il colosso californiano chiede se vogliono (ri)prendere possesso del loro profilo, creato in precedenza dai genitori con l’applicazione Family Link. Il sistema, attualmente in sperimentazione negli Stati Uniti, permette di gestire a distanza il rapporto fra i piccoli utenti e il loro smartphone Android (il sistema operativo di proprietà di Mountain View). Quali applicazioni possono scaricare, quali video possono vedere, dove si trovano in un determinato momento e quando devono spegnere il dispositivo (e possibilmente riporlo in un cassetto). Comodo e a prova di tentativi di aggiramento: al genitore basta un tocco sul suo schermo per bloccare il download di un’app o mettere un sito in lista nera. Questo fino al compimento della maggiore età (secondo BigG), poi il piccolo internauta può emanciparsi.

Perché? Il colosso lo ritiene pronto? In realtà, come scrive il New York Times, la responsabile del prodotto Saurabh Sharma ha dichiarato che il limite è stato fatto coincidere con l’età in cui, per la legge americana, si può aprire un account Google, ma anche un profilo Facebook o Instagram senza il consenso dei genitori. Nessuna velleità educativa da parte dell’azienda, dunque, ma in questo modo la scelta di tagliare il cordone ombelicale è del minore e non del genitore, come accade invece per il controllo parentale di Apple disattivabile solo con l’apposito codice e indipendentemente dall’età. «È difficile fissare il momento corretto. Bisogna considerare situazione per situazione e, soprattutto, rendersi conto che ci si deve sempre fare carico dell’educazione del figlio alla vita virtuale. Deve capire che non c’è differenza fra virtuale e reale», sottolinea lo psicologo Luca Pisano, convinto del fatto che un controllo manuale e quotidiano del telefonino sia più efficace dei sistemi delle piattaforme.

Il tema dell’età, però, è delicato e attuale: il nuovo regolamento di Bruxelles ha fissato a 16 anni il limite per inibire l’iscrizione alle piattaforme, pur lasciando la libertà ai singoli Stati di rimanere nella forchetta 13-16: «Danno la possibilità di scegliere. In Italia, ad esempio, per la legge sul cyberbullismo abbiamo indicato i 14 come età minima per chiedere la rimozione di un contenuto», spiega l’avvocato Fulvio Sarzana. Dato ormai per scontato un uso massiccio di Internet fin dai primi anni di vita, nei diversi contesti si ragiona quindi sull’acquisizione della consapevolezza dei rischi e degli strumenti per difendersi. Senza dimenticare le numerose opportunità. (fonte)

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