WhatsApp, spezzate la ‘catena del malocchio’

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In questi giorni su WhatsApp circola un messaggio dalle atmosfere horror, una catena di Sant’Antonio. I primi a spaventarsi sono stati proprio i bambini che se lo sono visto recapitare su WhatsApp e che, seguendo le intimidazioni dell’anonimo estentore, lo hanno a loro volta inviato ai compagni e agli amici dei genitori.

Poi la preoccupazione e lo stupore hanno assalito gli stessi genitori increduli.

“Scusa, ti piaccia o no ormai hai iniziato a leggere, devi finire altrimenti ciò che è scritto nel messaggio succederà lo stesso. Ciao, mi chiamo Luca ho 7 anni, capelli neri e occhi rossi. Non ho ne naso ne orecchie… Sono morto” – il testo in circolazione – ” Se non mandi questo messaggio a 15 persone nei prossimi 5 minuti io apparirò stanotte di fianco al tuo letto con un coltello e ti ucciderò. Non e uno scherzo. Qualcosa di bello ti capiterà stasera alle 22.22. Ripeto non è uno scherzo. Qualcuno vi telefonerà o ti parlerà sul cellulare e ti dirà che ti ama. Non spezzare la catena. Non mandarlo nei gruppi”.

Questi messaggi vengono anche chiamati Catene di Sant’Antonio. Il sistema d’espansione è affidato agli utenti inconsapevoli o incoscienti che fanno girare queste informazioni quasi sempre errate e spesso accompagnate da frasi a carattere minaccioso o di malocchio nel caso si spezzasse la catena di diffusione.

Tra le catene tipiche che si possono riceve ci sono le catene portafortuna (gira questo messaggio a 10 amici ed avrai fortuna domani); catena richiesta denaro (manda soldi per salvare bambini malati, animali maltrattati); catena di guadagno (guadagna facilmente 100 euro al giorno, puoi arricchirti in 1 settimana); catena del malocchio, spesso a sfondo horror (ti colpiranno grandi disgrazie se non inoltri quest msg a 10 altre persone) o catena informazioni false.

Messaggi che possono tutto sommato essere anche innocui, sui quali si può ridere e scherzare. Ma quando finiscono nelle mani di bambini, anche piccoli, visto che a sei, sette anni i nostri figli già “smanettano” con grande abilità, il discorso cambia, soprattutto quando questi messaggi evocano sentimenti di paura che un bambino non sa gestire. A fronte dei grandi numeri che interessano il fenomeno (all’età di 12-13 anni, otto bambini su dieci navigano regolarmente su internet e se si prende in esame la più ampia fascia che va dai 5 ai 13 anni, la percentuale resta comunque ragguardevole) occorre massima attenzione da parte di tutti, famiglie e educatori, per diffondere la cultura dell’uso corretto di internet.

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