Vuoi fare il cacciatore di bufale, 10 regole da seguire

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DOPO le elezioni americane e la vittoria di Donald Trump, il dibattito si è intensificato. Le false notizie sui social sono trattate oggi alla stregua di una minaccia contro la democrazia. Molti americani sono ancora convinti che grazie alle bufale, diventate virali su Facebook, il tycoon abbia vinto le presidenziali. E nonostante Mark Zuckerberg si sia affrettato a smontare questa teoria, Menlo Park (come Twitter, Google, Reddit e altri) ha dichiarato guerra ai siti ingannatori.

Non è un caso che la nuova parola di questo 2016, appena aggiunta al dizionario Oxford, sia ”post-truth”. Una post verità che inganna fino a che non si dimostra una falsità. Come difendersi? Difficile, visto che ci cascano tutti, anche i millennials, considerati i più smaliziati nei confronti di tutto ciò che gira in Rete. E non sono i soli visto che, secondo uno studio di BuzzFeed, le notizie ‘immaginarie’ sono più commentate e condivise di quelle autentiche.

Bisogna correre ai ripari, ha pensato Melissa Zimdars, professoressa di Comunicazione e Media al Merrimack College in Massachusetts. Con l’aiuto dei suoi collaboratori ha compilato una lista contenente i siti che regolarmente ingannano i lettori con notizie e/o titoli altisonanti ma falsi, organizzazioni di dubbia credibilità e anche siti che normalmente non scrivono castronerie ma a volte usano clickbait discutibili per generare traffico e quindi attrarre pubblicità. Insieme alla lista della vergogna, Zimdars offre anche consigli utili su come smascherare la bufala digitale. Eccone dieci.

Evitare estensioni strane. Diffidate di siti che terminano con ”lo”, come Newslo. Di solito mischiano informazioni accurate con notizie false, a volte per fare satira. Anche i siti che hanno estensione .com.co sono sospetti. Di solito la versione fake di siti di news legittimi.

Controllare altre fonti. Se vedete una storia che vi sembra incredibile o scioccante, meglio controllare se altre fonti accreditate la riportano. Ispezionate i siti dei giornali noti e se non c’è traccia del cosiddetto scoop cominciate a insospettirvi.

Chi scrive? Fate una piccola verifica sul nome dell’autore dell’articolo. Ha firmato altri pezzi? Ha un profilo Twitter o Facebook o LinkedIn? Se non trovate nulla è probabile che si tratti di uno pseudonimo e quindi, spesso, di un articolo non veritiero.

Fate gli spioni. Se un sito vi insospettisce andate a leggere la sezione “about us” o controllate se esiste su Wikipedia o se viene menzionato in altri contesti.

Attenzione ai blog. Alcuni siti rispettati e autorevoli (come Forbes e BuzzFeed) permettono ai blogger di pubblicare commenti. Ma questi articoli non passano al setaccio del controllo editoriale, pertanto potrebbero contenere falsità.

Siti amatoriali. Se la grafica e il layout del sito non sembra professionale e se i titoli sono gridati e scritti tutti in maiuscolo, diffidate.

La data è importante. Controllate quando il fatto narrato è davvero accaduto, magari con una veloce ricerca online. A volte si spacciano per nuove notizie vecchie che, in un contesto diverso, assumono tutto un altro significato.

Non fermarsi alle apparenze. Spesso ci si sofferma solo al titolo-bomba, che si condivide immediatamente. Meglio però leggere tutto l’articolo. A volte ci si accorge che il testo non ha nulla a che fare con il titolo o che la storia è chiaramente falsa perché non esistono prove a sostenerla.

Immagini dubbie. È facile scambiare una foto per un’altra. Basta sostenere che sia stata scattata a un dato evento quando invece appartiene a tutt’altro contesto. Per verificare le immagini potete usare Google o altri siti come TinEye.

La regola più importante. Pensate prima di condividere. Chi scrive bufale conta proprio sull’impulso degli utenti. Spesso i titoli causano rabbia e indignazione, sono studiati per questo, per fare leva sulla pancia di chi legge. È importante non fare il gioco dei produttori di bufale.

Per dare manforte e smascherare i fake stanno nascendo anche diversi siti. Una startup perugina ha lanciato Polygree, per segnalare eventuali fandonie e chiederne la verifica. In Usa esistono piattaforme che danno i voti agli articoli e ai politici in base all’accuratezza dei contenuti e dei discorsi (FactCheck.org, Snopes.com, Politifact.com). In Gran Bretagna c’è la charity Full Fact che ha appena ricevuto da Google 50.000 euro di finanziamenti. Grazie ai suoi ricercatori verifica notizie, articoli e dati. Per ora si concentra sulla cronaca e sulla politica britannica ed europea, ma vorrebbe espandersi anche negli Stati Uniti. Infine, Jacopo Notarstefano, ricercatore al Cern di Ginevra, ha creato un’estensione di Chrome (StopTheBullshit) che stoppa l’accesso alla pagina se questa rientra in una lista di siti ingannatori. (fonte)

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