“I videogame riducono la massa cerebrale”

Meglio Super Mario di Grand Theft Auto VCall of Duty o Fallout 3. Non è questione di gusti ma di salute fisica. A sostenerlo uno studio di due atenei canadesi: il Dipartimento di psicologia dell’Università di Montreal e quello di psichiatria della McGill University. Muovono accuse pesanti agli eredi di Doom Tomb Raider e per la prima volta misurano esattamente i danni cerebrali provocati dalle console. Di ricerche che mettono sul banco degli imputati i videogame ce ne sono tante, altrettante quelle che li difendono. Stavolta ci sarebbero le prove, anche se i dubbi su conclusioni e metodi sono troppi.

Lo studio, pubblicato da Molecular Psychiatry (Nature), ha esaminato circa 50 persone fra i 18 e i 30 anni. Divisi in tre gruppi, hanno giocato con titoli d’azione in prima o terza persona o ancora ai platform si Super Mario per 12 settimane, dalle 2 alle 4 ore al giorno, tre giorni la settimana per un totale di 90 ore. Nei primi e nei secondi si sarebbe riscontrata una riduzione della materia cerebrale di circa il 2% nell’area dell’ippocampo. “Può sembrare poco il 2%, ma non lo è considerando che l’arco di tempo preso in esame è quello di tre mesi, che stiamo parlando di micro strutture dove ogni cambiamento è importante e che gli scanner da noi usati hanno una risoluzione non elevatissima eppure hanno comunque registrato la contrazione”, racconta al telefono dal Canada il dottor Gregory West, 35 anni, che assieme alla collega Véronique Bohbot ha condotto la ricerca.

Ricerca shock canadese: "I videogame riducono la massa cerebrale"

Fallout 3

 I videogame scelti sono Fallout 3Borderlands 2CounterstrikeCall of DutyBattlefieldKillzoneMedal of Honor, Resistance: Fall of ManGrand Theft Auto VTomb Raider (2012) e Gears of War e tre diversi Super Mario. La memoria spaziale che risiede nell’ippocampo sarebbe la chiave, almeno in apparenza, per comprendere cosa è accaduto. In alcuni di questi titoli si passa da un ambiente all’altro senza che sia necessario concentrarsi molto su dove andare. Il cervello a quel punto smetterebbe di elaborare riducendosi, almeno stando ai ricercatori canadesi. Giocati solo in singolo, mai online, nella maggior parte di questi titoli gli ambienti vengono riprodotti con grafica digitale realistica e in alcuni in effetti non è richiesto alcuno sforzo di ricordare dove si è passati ma si pensa solo all’azione, in genere eliminare gli avversari.

“L’ippocampo è la zona del cervello dove viene conservata la memoria dello spazio ed è la prima ad essere attaccata da malattie degenerative come l’Alzheimer”, spiega Massimo Tabaton che insegna neurologia all’Università di Genova. “Ma non è nell’ippocampo che risiede il senso di orientamento vero e proprio. Non capisco come mai si sia scelta quest’area per una ricreca di questo genere e come mai in soggetti così giovani ci sia stata una contrazione della materia cerebrale di quel livello senza un trauma”.

Ma così è stato, secondo le due università canadesi. A rigor di logica non dovrebbe succedere la stessa cosa con i giochi di strategia come Civilization SimCity dove il mondo è dipinto con delle convenzioni grafiche e dove il nostro senso dell’orientamento e la rappresentazione interna che abbiamo dello spazio di gioco viene chiamato in causa di continuo dovendo andare da un punto all’altro della mappa. Peccato che West e compagni non li abbiano presi in considerazione. Sostengono però che si ha l’effetto opposto ai videogame di azione se si gioca con Super Mario 64Super Mario Sunshine e Super Mario Galaxy. Anzi, l’ippocampo con questi tre titoli addirittura aumenta.

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Super Mario Galaxy

 Tutti e tre i giochi “buoni” appartengono alla Nintendo e si tratta dei primi capitoli della serie dove l’idraulico appare in versione tridimensionale ed esplora mondi tridimensionali. Mondi strutturalmente non così distanti da quelli dei giochi “cattivi” se non per lo stile che è variopinto e fanciullesco. “Abbiamo scelto quei tre perché un’altra ricerca, svolta in Germania, aveva già provato i benefici di Super Mario”, posegue West. “Ne ho anche lette altre sul comportamento che provano quanto siano utili titoli come Civilization. Non avevamo abbastanza mezzi per provarli tutti. E, per essere chiari, le nostre università sono finanziate dal governo del Canada non da aziende private e men che mai dalla Nintendo”. Ciò nonstante, fra i videogame messi sotto accusa, la rappresentazione dello spazio cambia molto: gli scenari e gli ambienti di Killzone ad esempio sono molto diversi rispetto al mondo aperto di Gta V, nel quale sapere (o ricordare) dove andare è parte del gioco.

Ma West su un punto ha ragione: se davvero c’è una riduzione della materia cerebrale di questa portata va presa in esame. I videogame sono da anni nella vita di tante persone, giovani e giovanissimi in buona parte. Se causano danni fisici andrebbero vietati come si fa con il fumo e l’abuso di alcol. Ma la ricerca di dubbi ne solleva troppi. West ad esempio attribuisce un effetto simile, anche se nessuno lo ha ancora provato, all’uso del Gps. Perché, appunto, secondo lui ci farebbe smettere di pensare. E allora viene anche da chiedersi cosa succede quando si passa molto tempo davanti a programmi tv o film che hanno la profondità culturale, strutturale e narrativa di una pozza d’acqua. Con l’aggravante che lo spettatore, in quel caso, è del tutto passivo.

“Se i Super Mario sull’ippocampo agiscono in maniera opposta rispetto a Gta V, ci deve essere qualcosa nella progettazione di questi giochi che fa la differenza”, prosegue il ricercatore canadese. “E secondo me è nella mappa cognitiva, quella che creiamo dentro di noi degli ambienti del gioco. L’incessante richiesta di azione nei videogame in prima e terza persona impedisce la formazione di questa mappa”. Sembra strano però che la cosa accada anche in Fallout 3, dove si spende parte del tempo proprio ad esplorare potendo accedere solo ad una mappa generica. Ed è un peccato che in questa ricerca di punti interrogativi ce ne siano così tanti. Se il cervello delle persone si contrae a causa di una forma di intrattenimento così diffusa, sarebbe bene saperlo. (fonte)

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