Video hard nei bagni della discoteca Loud, altri ragazzi nei guai

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Discoteca Loud di Torino al centro delle indagini di procura e polizia: dopo le prime denunce della polizia postale, proseguono gli accertamenti tecnici per risalire a chi ha scaricato e poi diffuso le immagini sul web.

La polizia postale ha identificato altri dieci giovani (non solo di Torino) che hanno scaricato e inviato a terze persone, in una catena mai interrotta nonostante gli appelli, il video hard della ragazzina che fa sesso nei bagni della discoteca Loud. Proseguono così le indagini, dopo le prime denunce e perquisizioni di marzo. Presto i risultati degli accertamenti tecnici, che sono ancora in corso, per individuare le linee web su cui è transitato il file sotto indagini, saranno consegnati alla procura per eventuali ulteriori provvedimenti, a questo punto inevitabili.

Facebook sui bagni del Loud

La vicenda è quella della studentessa minorenne torinese che ha partecipato, una sera di un fine settimana, a una festa di coetanei nella discoteca Loud di Torino. Si apparta consenziente nelle toilette con un ragazzo di 19 anni che abita con la famiglia nel torinese, e con lui consuma un rapporto sessuale. Ma altri due giovani – uno dei quali già identificato – riprendono buona parte della sequenza con i telefonini. Poi diffondono i video sui social, destinati a coetanei, molti studenti, più di uno minorenne che, a sua volta, hanno compiuto la stessa operazione. Un semplice click che, da un punto di vista penale, potrebbe costare caro. Il reato è detenzione e diffusione di materiale pedo-pornografico, senza contare gli aspetti risarcitori nei confronti della vittima che – con una fama crescente e sempre più imbarazzante – è ora seguita da un team di psicologi. Per questa ragione indaga anche la Procura dei minori.

L’avvocato: «Responsabilità collettiva»

L’avvocato Pierfranco Bertolino che difende uno dei minorenni indagato a marzo dice: «Aspettiamo di leggere le carte, in attesa della chiusura indagini. Ma è chiaro che vanno accertate tutte le posizioni, cioè vanno identificati tutti i presunti responsabili della diffusione. C’è da valutare bene il reato e le implicazioni nella vita futura di ragazzini che non si sono resi conto di che cosa stavano facendo. Abbiamo rispetto del lavoro di procura e polizia, ma il rischio è quello di far pagare a pochi colpe che sono invece di un numero molto rilevante di persone». (fonte)

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