Truffato chi ha creduto in Skully, il casco «smart» per moto

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Avevano l’idea del decennio, hanno raccolto fondi in rete per finanziarla e hanno speso tutto il denaro in strip club e auto sportive. Nel 2013 i fratelli Marcus e Mitchell Weller sembravano pronti per rivoluzionare il mondo delle due ruote. Al tempo si era in piena euforia da Google Glass, gli occhiali con la realtà aumentata di Google, e i due statunitensi avevano pensato di applicare lo stesso principio alle motociclette. Da qui era nato Skully AR-1, un casco davvero fuori dal consueto. La visiera si trasformava infatti in un display che mostrava tutte le informazioni di bordo, dalla velocità ai chilometri percorsi passando per il navigatore. Non solo, grazie a una videocamera che fungeva da specchietto, Skully consentiva di sapere sempre ciò che accadeva dietro la moto.

Due milioni e mezzo per creare il casco «smart»

Due milioni e mezzo. Insomma, sembrava l’idea perfetta. Il centauro poteva continuare a guardare la strada senza spostare gli occhi sulla strumentazione e il prezzo di mille euro era molto appetibile. Il casco costava come i colleghi analogici ma le prestazioni offerte erano incomparabili. Così, tante persone avevano versato i loro soldi su Indiegogo, la piattaforma di crowdfunding a cui i due si erano affidati per realizzare la propria idea. Nel giro di due mesi Skully aveva raccolto quasi due milioni e mezzo di dollari con la promessa di arrivare nelle mani dei finanziatori a maggio 2015. Ma del casco ovviamente non si è vista neanche l’ombra.

Addio casco, meglio gli strip club

Dopo innumerevoli rimandi l’azienda aveva dichiarato nel maggio scorso che l’operazione Skully era fallita e i soldi erano stati spesi tutti. Alla rabbia dei finanziatori ora si aggiunge un nuovo elemento. Un’ex dipendente dell’azienda, Isabelle Faithhauer ha denunciato i due per aver speso il bottino in strip club e auto ad alte prestazioni. Si parla di Lamborghini, Audi R8, Dodge Viper, appartamenti di lusso. «Nell’autunno del 2015 Marcus Weller e Mitchell Weller avevano prenotato un viaggio non rimborsabile alle Bermuda», racconta Faithhauer. Marcus però non era felice della meta e così aveva prenotato un volo alle Hawaii in prima classe, «tutto a spese della Skully».

Un’occasione sprecata

Ora la Skully dovrà rispondere alla legge di questi presunti comportamenti ma fa specie vedere un crowdfunding crollare così. I due fratelli infatti si presentavano bene. Ricercatore nel campo dei sistemi di trasporto intelligenti, Marcus ha dalla sua un dottorato di ricerca in psicologia del lavoro e anni di esperienza nel mondo dei semiconduttori e dell’automobile. Mitchell invece è un ex militare con un master in psicologia. Anche i finanziatori non erano stati degli allocchi. Prototipi di Skully erano stati portati nelle fiere di mezzo mondo, non ultima alla milanese Eicma 2014, il punto di riferimento per i motociclisti del nostro Paese.

L’offerta del concorrente

L’unica consolazione per chi già si vedeva con il casco in testa pronto ad affrontare nuove strade è l’offerta del produttore Fusar. Grazie al programma Skully Owners Stimulus (SOS), questo marchio che produce dispositivi smart per caschi offre un credito dell’intero importo dello Skully da spendere presso il suo negozio online. La cifra non potrà essere spesa in un’unica soluzione ma fungerà da sconto su ogni acquisto. Insomma, non è proprio un lieto fine ma è sempre meglio di niente visto che i soldi, da Skully, non li rivedremo mai più. (fonte)

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