TIM Prime Go illegale, denuncia ad Antitrust e Agcom

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La settimana scorsa TIM proponeva Prime go, una rivisitazione di una rimodulazione che meno di due mesi fa veniva bocciata da Agcom. Abbiamo definito l’ultima mossa senza freni, proprio perché sfacciatamente l’operatore telefonico riproponeva un’offerta per la quale poco prima aveva ricevuto una pesante diffida. Quando abbiamo parlato la prima volta di TIM Prime go avevamo scritto che ci aspettavamo una risposta dall’Antitrust, risposta che potrebbe arrivare a breve.

Una delle associazioni italiane per i diritti dei consumatori, Aduc, ha chiesto ad Agcom e Antitrust di ordinare a TIM la sospensione dell’attivazione di TIM Prime go per via di una molteplice violazione normativa. Fra le accuse troviamo, secondo Aduc: violazione del divieto di opt-out, pratica commerciale scorretta e aggressiva (attivazione di un servizio non richiesto), pubblicità ingannevole, reintroduzione di costi fissi anche su SIM a consumo, aboliti dal decreto Bersani.

TIM Prime go sarà attiva a partire dal 15 giugno 2016 sui piani tariffari di alcuni clienti, che riceveranno quindi una modifica contrattuale. La società specifica che si tratta di un nuovo piano tariffario base che avrà un costo forfettario di 0,49 euro a settimana. Una modifica contrattuale, se posta in questo modo, consentita dalla vigente normativa secondo l’Aduc. A differenza dei proclami dell’operatore, tuttavia, TIM Prime go non è un piano tariffario base, ma un costo fisso.

Secondo TIM infatti “il piano tariffario base è la tariffa di riferimento della TIM Card ricaricabile, e si applica se non ci sono altre offerte eventualmente attive sulla linea (es. TIM Special, Young, ecc.) o quando si esaurisce la quantità di minuti, SMS o giga prevista dalle tue offerte”. È chiaro che, stando a questa descrizione, TIM Prime go non dovrebbe figurare come piano tariffario, ma si configura più come un esborso aggiuntivo richiesto al cliente in maniera coercitiva.

La tariffa di 0,49€ a settimana infatti è “richiesta a prescindere”, scrive l’Aduc, anche se non sono utilizzati i vantaggi pubblicizzati da TIM. L’associazione fa notare inoltre che l’attivazione è inoltre automatica e senza consenso preventivo, ma per usufruire dei vantaggi occorre il consenso e la richiesta del cliente. Se non si vuole TIM Prime go l’utente ha tre alternative: recedere dal contratto, passare ad altro operatore, scegliere un piano base TIM diverso dal precedente.

Quindi, chi aveva una SIM a consumo si ritrova a scegliere fra avere il costo fisso o avere un aumento del prezzo per minuto di chiamata quando sfora il tetto di minuti previsti dalla propria offerta. Secondo l’Aduc chi pagava meno di 0,29€ al minuto subirà un aumento, altrimenti il costo resterà invariato. Per tutte queste motivazioni l’Aduc richiede l’intervento di Agcom e Antitrust al fine di far prevalere gli interessi dei consumatori come successo di recente con la prima TIM Prime. (fonte)

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