Software contro le bufale, ecco come funziona Full Fact

Si chiama così, fatto completo, nel senso di notizia vera, verificata e divulgata nella sua interezza. Full Fact è un software sviluppato dall’omonima organizzazione no-profit di Londra e supportato da un paio di miliardari tra cui il fondatore di eBay, Pierre Omidyar.

Il suo obiettivo è semplice: verificare in tempo reale se quanto affermato da politici, imprenditori e tanti altri personaggi pubblici è corretto, basandosi su informazioni e dati condivisi. Il fine è quello di consentire ai media nazionali ed esteri di controllare meglio le fonti alle quali si rifanno nel riportare una notizia, correggendo gli eventuali errori.

“Abbiamo ottenuto diverse correzioni dall’ex Primo Ministro David Cameron, da entrambe le parti della Camera e da alcuni organi di stampa – si legge sul sito del progetto – quando riscontriamo qualcosa di non vero sentiamo l’obbligo di un intervento per un mondo più trasparente”.

Come funziona

Full Fact è un programma per computer non distribuito liberamente. Ad oggi è in una fase di test dalla quale uscirà a ottobre, quando verrà attivato giornalmente per le notizie di maggiore interesse nel Regno Unito. Funziona in questo modo: centinaia di dichiarazioni e affermazioni vengono confrontate dai collaboratori, nel minor tempo possibile, con le statistiche ufficiali alle quali si rifanno.

Ad esempio se un politico va in TV per affermare che “Il nostro governo ha creato 10.000 posti di lavoro negli ultimi 5 anni” potrebbe diffondere solo una mezza verità. Elementi alla mano, gli impiegati a cui va riferimento magari hanno ottenuto contratti temporanei, di stage o di sola formazione sul campo, non utili dunque a migliorare le condizioni di occupazione sul lungo periodo.

Verifica delle fonti

Appare chiaro che Full Fact viaggia su due fronti: il controllo di quanto detto in televisione, in radio e ovunque ci sia qualcuno ad ascoltare un’autorità e la verifica immediata del modo in cui gli organi di informazione hanno inteso quelle parole e diffuse alla massa. Finora un’attività del genere non è stata proprio utilissima perché non sempre le testate (sulle diverse piattaforme) hanno tempo e voglia di correggere i propri errori.

Del tipo: quanti giornali, in Italia o all’estero, pubblicherebbero un trafiletto per spiegare che i precedenti 10.000 posti di lavoro annunciati da un politico, e ripresi precedentemente, in realtà non contemplano le diverse tipologie contrattuali? C’è bisogno di fare un passo ulteriore.

L’utilità degli algoritmi

Qui entra in gioco l’automazione della tecnologia e la magia degli algoritmi. Le statistiche fornite dai diversi dipartimenti di interesse (occupazione, salute, educazione, sicurezza pubblica e così via) sono state inserite in un archivio unico dal quale il software può pescare in autonomia.

Grazie a un sistema di riconoscimento vocale, Full Fact può semplicemente ascoltare le dichiarazioni e confrontarle in pochi secondi con i dati in possesso. In questo modo i giornalisti che stanno assistendo a un dibattito in real time possono accorgersi all’istante dell’esattezza o meno delle affermazioni, per raccontare un fatto con estrema accuratezza. Dinanzi a un contesto del genere nessuno potrà più argomentare nozioni a proprio vantaggio perché screditato dalle sue stesse inesattezze.

Più trasparenza per tutti

Full Fact rende in certi casi più semplice il lavoro dei reporter e di chi ha il compito di divulgare una notizia. Ma i membri della no-profit vogliono andare oltre. In un futuro non troppo remoto la piattaforma potrebbe essere utilizzata durante la ripresa di convegni, confronti politici, eventi e dimostrazioni in cui il dato, inteso nella sua forma più grezza, riveste un ruolo fondamentale.

Stop alle fake news sui social

Basterà allora accendere la TV o navigare su un sito specifico (dove c’è lo streaming) per verificare se quanto detto pubblicamente corrisponda a realtà o sia solo un metodo per imbrigliare gli spettatori, gli elettori, gli acquirenti di qualcosa. E non solo: Full Fact sta già ponendo le basi per porre il suo pulsantino in cima alla finestra dei principali social network, come Facebook e Twitter, così da riconoscere subito i post bufala, almeno quelli di interesse globale. (fonte)

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