Si fingono funzionari del ministero e truffano disoccupati

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Si erano finti funzionari di un ministero e avevano aperto un sito per reclutare nuovi impiegati in organico. L’unica cosa che stonava era la richiesta di denaro da abbinare all’invio del curriculum vitae. Nonostante questo facesse già pensare a qualcosa che non andasse alcuni spezzini ci sono caduti con la speranza di trovare un posto di lavoro.

«E’ successo qualche tempo fa –rivela Rosario Izzo, comandante della Polizia Postale della Spezia – ed è una pratica sempre più diffusa quella di fare leva su una questione delicata e drammatica come quella della ricerca di un lavoro per riuscire a condurre in porto una truffa on line». E sì perché la grande rete è piena di opportunità ma anche di zone scure. Campi minati dove è facile finire vittima di una trappola. Lo sanno bene un missionario spezzino partito per l’India e un primario che ha lasciato La Spezia per un viaggio all’estero. I due sono stati oggetto di un attacco che è sempre più frequente. «I truffatori attaccano la posta della vittima con un virus questo rimanda a tutti gli indirizzi una richiesta di aiuto con necessità di invio di denaro. –spiega Izzo – Spesso molti se ne accorgono, altri in buona fede ci cascano. E nel caso del missionario e del primario le richieste di aiuto erano così circostanziate che molti conoscenti hanno inviato del denaro all’indirizzo web indicato nella mail».

Tutti questi casi rientrano nella “grande famiglia” del furto d’identità. «Lo scorso anno sono stati 46, quest’anno sono già 22 – osserva Rosario Izzo, comandante della Polizia Postale della Spezia – è un dato stabile ma che non va preso sotto gamba. Il furto d’identità può avere conseguenze molto serie sulla vita di una persona causando problemi gravi».

La prima fonte di truffe sono i social network. Su tutti Facebook. Poi quelli per trovare amicizie o incontri. «L’assunzione dell’identità di un’altra persona su Facebook sta diventando sempre più diffuso», spiega Izzo. E spesso sconfina in altri settori. Si assume l’identità di un collega per danneggiarlo a sua insaputa sul lavoro. E qui si sconfina anche nel mobbing. Si assume l’identità di un compagno di scuola per deriderlo o metterlo in difficoltà. E qui si arriva al cyber bullismo. Ma ci sono casi anche di insegnanti vittime di furti di identità da parte di studenti», osserva Izzo. Oltre a questa emergenza ci sono poi le truffe nate con le vendite via web. (fonte)

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