Disinformazione spacciata per satira, chi c’è dietro?

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SATIRA e Finzione sono la nostra Missione, recita il sito internet LiberoGiornale.com, contenitore di bufale studiate ad arte per seguire i trend del momento e portare traffico dai social network al sito. E’ molto facile dire di fare satira, è ancora più facile dire di fare satira per coprire i tentativi di disinformazione. A poche ore dall’insediamento dell’esecutivo di Paolo Gentiloni è diventata virale la prima bufala sul nuovo governo, che attribuiva al premier le parole: “Gli italiani imparino a fare sacrifici e smettano di lamentarsi”. Risultato: 43.000 condivisioni, di cui 10.500 direttamente dal post sulla pagina Facebook, che raccoglie anche centinaia di commenti. In poche ore è diventata la notizia più letta in Italia.

“La politica e il Parlamento sono il luogo del confronto dialettico, non dell’odio o della post-verità”, ha detto Paolo Gentiloni nel suo discorso d’insediamento. Ma è veramente così? Mai come oggi una parte consistente dell’elettorato è convinta che sia necessario informarsi su internet da fonti alternative e diffidare dell’informazione tradizionale in quanto controllata e collusa con i sistemi di potere. E’ questa la condizione che crea un terreno fertile per le fake-news. Se il Parlamento non è il luogo della post-verità, la politica è il suo fulcro. Difficilmente ci troviamo a parlare di fake-news, bufale e post-verità in ambiti diversi dalla politica.

LiberoGiornale.com è un sito di satira?

terremoto-magnitudoScorrendo a ritroso tra gli articoli pubblicati da LiberoGiornale.com, facciamo difficoltà a trovarne qualcuno a sfondo umoristico, satirico, sarcastico o ironico. Negli ultimi mesi, l’unico articolo che risulta in questa categoria titola: “Alfano ministro a vita: rimarrà in carica fino al 2065”. Piuttosto, ci troviamo di fronte all’agenda politica e sociale italiana raccontata da notizie false o tendenziose: dal 5 dicembre ad oggi si sono concentrati sul nuovo esecutivo, dal 28 novembre al 5 dicembre si sono concentrati sul referendum, a novembre è stato il momento di Trump. Ad ottobre si sono concentrati sul terremoto e così via, seguendo i trend del momento.

A differenza dei siti di satira che postano solamente notizie inventate, LiberoGiornale.com a volte pubblica notizie verificate per confondere ulteriormente il suo pubblico, specialmente quando sono sensazionalistiche e utili alla causa. Come, ad esempio, la ragazza napoletana salita alle cronache per aver emulato Madonna, promettendo sesso orale a chi avrebbe votato No al referendum.

Come si diffondono le bufale di siti come LiberoGiornale.com?

Oltre alle condivisioni da parte dei semplici utenti, nelle 43.000 condivisioni della fake-news su Gentiloni possiamo osservare un tratto comune: c’è chi si impegna a spammare la notizia postandola nei gruppi che fanno da cassa di risonanza.

incazz-moltoLe echo chambers sono proprio il fulcro delle bufale online. Uno studio italiano diretto da Walter Quattrociocchi ha dimostrato come il nostro comportamento sui social tende a confermare continuamente i pregiudizi che già abbiamo, frequentando i luoghi dove troveremo conferme al nostro pensiero. L’utente che per pregiudizio di partenza era portato a pensare che Gentiloni ha detto che gli italiani si devono sacrificare, non leggerà questo articolo. L’utente che legge questo articolo probabilmente già diffidava della stessa notizia. Quindi, per quanto alcune bufale possano essere divertenti, chi produce fake-news per fare traffico e guadagnare, o per divertimento, sta danneggiando l’intera società.

Chi c’è dietro LiberoGiornale?

Difficile a dirsi, visto che il sito non ha una sezione ‘contatti’, la pagina Facebook non riceve messaggi privati. Abbiamo provato a chiedere ai protagonisti del mondo delle bufale, ma nessuno sa chi gestisce il sito o la pagina Facebook. Eppure, i bufalari che fanno satira per divertimento sono narcisisti, spesso lasciano una firma e sono ben contenti di esporsi, come ad esempio Ermes Maiolica che in questi giorni di dibattito sulla post-verità troviamo intervistato su diversi media nazionali. Anche i principali siti di debunking, che lo catalogano tra i siti di satira, non forniscono informazioni sui proprietari del dominio e sugli autori degli articoli. (fonte)

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