Samsung, quando una ‘dimenticanza’ diventa ‘truffa’

Nei giorni scorsi il Tribunale di Milano ha dato il via libera ad Altroconusmo per una class action avviata lo scorso mese di marzo nei confronti di Samsung Italia (ne abbiamo parlato qui).

Oggetto dell’accusa, una discrepanza abbastanza importante tra il quantitativo di memoria di cui erano accreditati alcuni dispositivi dell’azienda coreana e il quantiativo di memoria reale a disposizione dell’utente.

Una pratica piuttosto comune in realtà. Al momento del lancio di un nuovo smartphone, infatti, nessuna azienda specifica a quanto ammonti realmente lo spazio libero per l’utente al momento dell’avvio, comunicando solamente il quantitativo di memoria di cui è fornito il prodotto. E volendo fare i pignoli, effettivamente, all’interno dello smartphone da cui è partita l’accusa, ovvero un Galaxy S III Neo, i GB di memoria presenti sul chip saldato alla scheda madre sono realmente 16 di cui una parte occupata dal sistema operativo e dalle app pre-installate.

Il dato dichiarato dall’azienda è quindi tecnicamente esatto. La “colpa” di Samsung è per lo più quella di non aver dichiarato, solitamente con un asterisco che rimanda a una nota a piè di pagina, che il quantitativo di memoria DISPONIBILE può differire da quello totale (che è poi quello dichiarato) proprio per via della presenza a bordo del sistema operativo e delle applicazioni proprietarie.

Tuttora, infatti, i brand indicano come quantitativo di memoria di un dispositivo il valore della capacità del chip e non l’esatto quantitativo di memoria a disposizione dell’utente. Informazione, come detto sopra, integrata secondo le ultime usanze in una nota piccola piccola, ben nascosta all’interno della pagina e spesso comunque non consultata dagli utenti.

Una reale truffa? Lasciamo a voi il giudizio a riguardo. Sappiate comunque che è possibile aderire alla class action e sperare in un rimborso. Per farlo è necessario comunque che si verifichino una serie di congiunzioni astrali tali che: il vostro smartphone o tablet sia tra quelli dell’elenco pubblicato da Altroconsumo, sia stato acquistato tra il 16 agosto 2009 e il 19 dicembre 2014, sia stato acquistato in Italia distribuito da Samsung Italia, abbiate ancora a disposizione le prove di acquisto che attestano quanto appena affermato e, ovviamente, abbiate voglia di cercare i documenti, verificare le date, compilare il form e attendere i tempi e le modalità della burocrazia italiana. Detto ciò sappiate che, comunque, aderire alla class action non assicura la ricezione del rimborso. In poche parole? In bocca al lupo!

Di seguito trovate l’elenco degli smartphone “indagati” e il link alla pagina di compilazione del form.

A) smartphone

  • A1) Ace 4 SM-G357FZ;
  • A2) Ace II;
  • A3) Core Plus SM-G350;
  • A4) Express II SM-G3815;
  • A5) Grand Neo GT-I9060;
  • A6) Mini 2;
  • A7) S III Mini GT-I8200;
  • A8) S III Neo GT-I9301;
  • A9) S4 mini (3G + 8GB);
  • A10) S4 mini GT-I9195;
  • A11) S5 mini SM-G800F;
  • A12) X Cover;
  • A13) X Cover 2;
  • A14) Young;

B) tablet

  • B1) Note Pro;
  • B2) Tab 3 10.1;
  • B3) Tab 3 8″;
  • B4) Tab 3 Lite;
  • B5) Tab 4 10.1;
  • B6) Tab S 8.4;

Qui ulteriori informazioni su come aderire alla class action. (fonte)

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