Revenge Porn, la vendetta online ha la prima condanna

REVENGE-PORN-CONDANNA

La prima persona condannata per la vendetta porno online è una ragazza di 24 anni, britannica. Paige Mitchell aveva pubblicato su Facebook quattro foto intime della sua ex fidanzata.

È una ragazza la prima persona condannata in Inghilterra per aver realizzato un revenge porn, ovvero aver pubblicato online per vendetta alcune immagini dell’ex partner. 

Paige Mitchell, 24 anni, è stata condannata a otto settimane di carcere per aver pubblicato su Facebook alcune foto sessualmente esplicite che ritraggono la sua ex fidanzata, ma la pena è stata sospesa.

Il giudice del tribunale di Stevenage, una città a Nord di Londra, ha applicato per la prima volta la legge approvata nello scorso autunno, che punisce la pubblicazione sul web di foto intime dei propri ex partner, senza il loro consenso.

La vittima, durante il processo, ha raccontato di aver inviato le foto 14 mesi prima della loro pubblicazione, avvenuta il 12 maggio scorso dopo un acceso diverbio tra le due fidanzate. Le immagini, sono rimaste online per 30 minuti, fino a quando la madre di Paige ha obbligato la figlia a cancellarle.

La nuova legislazione inglese prevede condanne fino ai due anni di reclusione per chi pubblica foto sessualmente esplicite per vendetta. In Italia, invece, il revenge porn non è ancora un reato specifico. Le vittime possono presentare una querela per diffamazione contro chi ha pubblicato le immagini, o eventualmente contro ignoti.

Il primo caso risale al 2002. La vittima, una ragazza di Perugia, era stata ripresa dal proprio fidanzato durante un rapporto sessuale. All’epoca, non erano ancora diffusi i social network come Facebook o Snapchat, ma il video riuscì a diffondersi a macchia d’olio attraverso i programmi di file sharing.

Oggi, la pratica del revenge porn è sempre più diffusa nella rete, tanto che nei mesi scorsi, Google, Facebook e Twitter hanno avviato dei meccanismi per fermare la diffusione dei video. Secondo il sito endrevengeporn.org, la maggior parte delle volte, i video sono corredati da dati sensibili come il nome e il cognome della vittima oltre al loro indirizzo mail. Inoltre, negli Stati Uniti, si sono verificati casi in cui è stato pubblicato addirittura l’indirizzo di casa della persona ritratta. (fonte)

You may also like...