Recluso o braccato, così finisce chi ruba e divulga dati

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Chi “ruba” e diffonde i documenti di organizzazioni segrete rischia, in quasi tutti i paesi del mondo, anni di carcere…

Poco sappiamo su chi ha passato i Panama Papers -11,5 milioni di documenti su attività offshore gestite dallo studio legale Mossack Fonseca – al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, che poi li ha condivisi con una rete di reporter internazionali. Sappiamo però che ha preso molte precauzioni per proteggere la propria identità per la paura di ripercussioni legali, e non solo, dato che avrebbe detto di temere per la propria incolumità. Perché se oggi far filtrare all’esterno (leakare) tanti dati di una organizzazione è apparentemente più facile che in passato, chi lo ha fatto ha rischiato e continua a rischiare molto.

WHISTLEBLOWER, LEAKER O COSA… ? LA GUERRA DEI TERMINI

La fonte dei Panama Papers ha scelto per ora l’anonimato – il giornalista che ha ricevuto i documenti dice di aver dialogato con la stessa solo attraverso chat criptate, di non sapere la sua identità e di avere addirittura distrutto il proprio pc e telefono. C’è chi questa fonte la definisce whistleblower, cioè – usando un termine sostanzialmente positivo – colui che, spesso da dentro una organizzazione, rivela abusi e malversazioni per il bene della collettività. Chi usa il meno positivo e più indistinto leaker, qualcuno cioè che provoca una fuga di informazioni su un ente, indipendentemente dalla bontà della motivazione. Chi dice insider, sposando nel caso specifico la tesi dell’ex-dipendente. Chi – come WikiLeaks in un tweet ma anche lo stesso studio Mossack Fonseca – parla apertamente di hacker, accreditando la tesi dell’attacco informatico dall’esterno.

Tutti termini che a volte sono intercambiabili, altre volte sono usati per definire l’origine specifica di una fuga di notizie, altre ancora per sottolinearne gli aspetti morali (in italiano l’assenza di un termine equivalente a whistleblower la dice lunga anche sulla nostra diffidenza culturale verso chi denuncia pubblicamente qualcosa).

TUTTI I RISCHI DEI LEAKER

Termini che pesano nella battaglia legale che coinvolge i protagonisti di leak, una volta che la loro identità sia rivelata. Traditori, spie, criminali che hanno violato i documenti riservati di aziende e stati, oppure whistleblower e attivisti che si espongono per il bene comune? In molti Stati manca un quadro legale che definisca e tuteli i whistleblower. Anche per questo sono nate organizzazioni internazionali, come la fondazione Courage, per aiutarli.

Gli Stati Uniti, che sono stati colpiti negli ultimi anni da una serie di leak notevoli, hanno adottato una linea dura, definita da alcuni commentatori una vera e propria “guerra ai whistleblower”.

L’amministrazione Obama ha rispolverato in ben otto casi (più del doppio delle precedenti amministrazioni) la vecchia e draconiana legge sullo spionaggio (Espionage Act, del 1917). Oppure ha applicato con rigore un’altra legge molto controversa e punitiva nei confronti di reati di hacking, il Computer Fraud and Abuse Act (CFAA). Ecco alcuni dei casi più noti.

CHELSEA MANNING

leack-1Il soldato statunitense Bradley Manning ha passato 750mila documenti militari e diplomatici a WikiLeaks, da cui sono scaturiti importanti leak, ad esempio sulla guerra in Iraq e i retroscena della diplomazia americana (Cablegate). Individuato dopo aver spontaneamente e incautamente rivelato le proprie azioni a un noto hacker, Adrian Lamo, che poi lo ha denunciato, è stato condannato nel 2013 a 35 anni di prigione. In carcere ha iniziato un percorso transgender, adottando anche un nuovo nome, Chelsea. Scrive commenti sul Guardian e dal 2015 ha aperto, attraverso un intermediario cui manda i propri messaggi, un profilo Twitter.

JULIAN ASSANGE

leack-2Il fondatore di WikiLeaks, l’organizzazione che ha ricevuto e pubblicato negli ultimi anni leak clamorosi, lavorando spesso assieme a vari media internazionali, si trova rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra dal giugno 2012. Il caso nasce nell’agosto 2010, quando – mentre WikiLeaks stava rilasciando molti documenti sul governo Usa – la Svezia apre un’inchiesta su di lui per stupro e molestie sessuali nei confronti di due donne. L’inchiesta si aggroviglia subito in incertezze e passi falsi, con difesa e accusa che non trovano un accordo per effettuare l’interrogatorio, e quando infine Assange lascia la Svezia il procuratore ne ordina l’arresto. Il leader di WikiLeaks si consegna alla polizia inglese, poi viene rilasciato su cauzione e infine, per evitare l’estradizione in Svezia, nel giugno 2012 si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador da cui ottiene asilo politico. Assange e i suoi sostenitori respingono le accuse della procura svedese, sostenendo che l’estradizione in Svezia sarebbe solo un modo per poi essere estradato negli Stati Uniti, dove lo attenderebbe una incriminazione per i leak pubblicati dal sito. Quella di Assange nell’ambasciata sarebbe una “detenzione ingiusta”, secondo il parere del gruppo di lavoro ONU sugli arresti arbitrari.

AARON SWARTZ

leack-3Nel gennaio 2011 Aaron Swartz, ragazzo prodigio, programmatore e amatissimo attivista della Rete, è arrestato per aver scaricato tramite la rete del Massachusetts Institute of Technology cinque milioni di articoli accademici della biblioteca digitale JSTOR. Era un modo per protestare contro un sistema chiuso di accesso alla conoscenza, ma viene perseguito con determinazione dal Dipartimento di Giustizia (con il MIT che in sostanza se ne lava le mani), rimanendo invischiato in una kafkiana vicenda giudiziaria per cui rischia fino a 35 anni di prigione e un milione di dollari di multa. L’11 gennaio 2013, all’età di 27 anni, si toglie la vita nel suo appartamento.

JEREMY HAMMOND/BARRETT BROWN

leack-4Jeremy Hammond è un attivista americano e hacker che ha militato nel movimento di Anonymous. Attualmente si trova in un carcere del Kentucky dove sta scontando una pena di 10 anni per aver hackerato l’azienda di intelligence Stratfor. Milioni di email e documenti delle controverse attività di questa azienda, e dei suoi clienti, sono state pubblicate da WikiLeaks e le storie riprese dai media.

leack-5Per la stessa vicenda è stato condannato a 63 mesi di prigione pure il giornalista Barrett Brown, anche se non ha partecipato all’attacco informatico (l’accusa è di favoreggiamento dopo il fatto e di intralcio alla giustizia, oltre che di alcune minacce a un agente Fbi). Scrive dalla prigione per The Intercept.

EDWARD SNOWDEN

leack-6Edward Snowden è l’ex consulente della Nsa (National Security Agency) che ha svelato ai media i programmi di sorveglianza di massa americani. Sebbene le testate che ne hanno scritto abbiano vinto il Pulitzer, lui è accusato di vari reati, tra cui la violazione dell’Espionage Act, per i quali rischia molti anni di carcere. Ha infine ottenuto asilo politico dalla Russia da dove partecipa in streaming a eventi sul tema privacy e libertà digitali (e da dove twitta assiduamente). Dice di essere pronto a tornare negli Usa se gli verrà garantito un giusto processo. Pochi giorni fa ha dichiarato di non essere infelice per la scelta fatta, incoraggiando altri whistleblower a seguire le sue orme. (fonte)

 

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