Quanto pericolose sono le ‘bufale su web’, sfiorata strage a Washington

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Domenica sera un giovane padre del North Carolina è entrato in una pizzeria di Washington DC e ha cominciato a sparare con il suo fucile d’assalto. Non ci sono state vittime, l’uomo è stato bloccato, ma il suo gesto non è solo l’ennesimo caso di follia isolata. La rabbia di Edgar Maddison Welch contro il Ping Pong Comet è condivisa da decine di migliaia di persone in tutti gli Usa. Condivisa da settimane sui social network, con odio feroce, e poi con minacce di morte al proprietario e persino ai negozi del quartiere, e veri blitz “investigativi” nella pizzeria prima che Edgar decidesse di imbracciare un fucile e scaricarla con il piombo tra i tavoli. Secondo queste accuse, il Ping Pong è al centro di una rete internazionale di pedofilia riconducibile a Hillary Clinton e al suo ex capo campagna John Podesta. Il loro scambio di email con il proprietario della pizzeria per organizzare una raccolta fondi – rivelato da Wikileaks con il “mail gate” – è diventato nel giro di pochi giorni la prova di un’organizzazione criminale con risvolti quasi satanisti.

Per capire come questa deformazione sia nata e si sia diffusa come un virus impazzito – fino a far sfiorare una strage – bisogna risalire per i rami di un classico caso di “fake news virale”, uno di quei costrutti artificiali diffusi ad arte per guadagnare soldi dalla pubblicità online, o anche inconsapevolmente da utenti paranoici e cospirazionisti, che secondo hanno contribuito molto, ad esempio, all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Nel caso del “Pizzagate”, tutto è cominciato su una piattaforma di condivisione di immagini virali, 4chan. Qui nell’ottobre scorso alcuni utenti hanno usato la notizia delle email rivelate da Wikileaks per imbastire la teoria del traffico di bambini. Da qui la voce è stata raccolta e diffusa su Reddit dai cospirazionisti pro-Trump del canale r/the Donald, molto seguito. Da qui la falsa notizia è rimbalzata su Twitter, diffusa dagli account pro-Trump, e su Facebook, ripreso da finti siti di news. Ed è diventato una “notizia”, anzi una “bomba di notizia”.  Al punto da arrivare ai massimi livelli della futura amministrazione Trump: ci crede il figlio del generale Michael Flynn, che sarà consigliere per la Sicurezza nazionale: «Finché non si proverà che il Pizzagate è falso, rimarrà una notizia». Suo padre non è da meno: prima delle elezioni aveva rilanciato false storie sul coinvolgimento di Hillary e Podesta in giri di prostituzione minorile e sette sataniche. Storie pubblicate, non a caso, su Breitbart, il sito creato da quello stesso Steve Bannon che ora Trump ha scelto come “stratega in capo” alla Casa Bianca.

L'andamento di condivisioni, commenti e like delle 20 principali notizie di politica comparato tra siti falsi e grandi organi di informazione. Fonte Buzzfeed

L’andamento di condivisioni, commenti e like delle 20 principali notizie di politica comparato tra siti falsi e grandi organi di informazione. Fonte Buzzfeed

Il problema delle fake news non è nuovo, ma dopo la campagna elettorale americana ha assunto i contorni di un’emergenza che è lo specchio di una crisi più vasta di credibilità degli organi di informazione tradizionale e dello stesso processo di formazione della pubblica opinione. Kenan Malik, studioso di multiculturalismo britannico, sul New York Times nota che le false notizie ci sono sempre state. «La novità è che i vecchi guardiani delle notizie hanno perso il loro potere. Così come le istituzioni d’élite hanno perso la loro presa sull’elettorato ». È un mondo in cui «le cornici politiche sono frammentate e si modellano più in base alle identità che all’ideologia». E le discussioni più accese e coinvolgenti sui social seguono spesso flussi identitari, superando le vecchie categorie politiche e partitiche.

Anche per questo i giganti dell’industria tech, in primis Facebook e Google che detengono ormai il primato della distribuzione di notizie, si sentono ormai investiti di una grande responsabilità, e per la prima volta sembrano ammetterla e voler metter mano al problema. Dopo aver negato di aver avuto alcun ruolo in questo fenomenodopo il voto Mark Zuckerberg dichiarò che il 99% delle notizie su Facebook è vera – ora il social più diffuso del pianeta sta pensando a un sistema di segnalazione delle notizie false. Non è ancora chiaro in cosa consisterà, ma dovrebbe basarsi sui “voti” degli utenti su una scala da 1 a 5. Per ora c’è solo una dichiarazione di intenti, con l’executive Elliot Schrage: “Prima non ci ritenevamo una piattaforma di distribuzione di notizie, e sbagliavamo. Abbiamo una responsabilità”. Per Facebook uno dei punti critici sta nel fatto che la visualizzazione dei post è concepita per non far uscire gli utenti dalla piattaforma e cliccare sul titolo, e così la gran parte (60% secondo alcune ricerche) dei post condivisi non sono stati neanche aperti per approfondirne e verificarne la veridicità. (fonte)

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