Pubblica le foto del suo suicidio in diretta e Facebook non le cancella

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Polemiche contro il social network per non aver subito rimosso le immagini

Facebook dovrebbe rimuovere le foto di un utente, scattate e pubblicate durante il suicido. Il sito fondato da Mark Zuckerberg elimina (di solito) nel giro di poco tempo tutte le immagini dal contenuto inappropriato o che possono urtare la sensibilità di qualcuno.

Ma non è esattamente quanto accaduto nel caso di Daniel Rey Wolfe, un ex Marine e veterano di guerra, che nella notte di lunedì a Tulsa, in Oklahoma (Stati Uniti), si è ucciso procurandosi ferite sul corpo, e che ha continuato a caricare sul web autoscatti a pochi minuti dalla sua morte: la sua pagina Facebook, contenente quegli stessi scatti, nonostante le segnalazioni, non è stata immediatamente oscurata.

LE IMMAGINI CHOC IN BACHECA – A raccontare la storia in maniera approfondita è il blog americano Gawker.com, il quale spiega come gli amici Facebook di Daniel abbiano provato a convincerlo a non compiere il folle gesto fino alla fine, e che si sono rivelati inutili i primi e insistenti tentativi degli stessi amici per ottenere la cancellazione delle macabre foto. Sarebbero precisamente passati due giorni prima che il sito provvedesse alla rimozione delle immagini, nella giornata di mercoledì, dopo averle in un primo momento considerate in linea con le norme che regolano la pubblicazione dei contenuti da parte degli utenti.

LA TARDIVA RIMOZIONE – Secondo un’indagine effettuata da Gawker, Facebook non avrebbe provveduto inizialmente alla rimozione delle fotografie in virtù di una distinzione tra contenuti che mostrano il proprio autolesionismo e contenuti che invece mostrano atti di violenza o di istigazione alla violenza nei confronti di altri utenti. Parlando al Mail Online, invece, un portavoce del social network, intanto, ha chiarito che il proprio sito fornisce una guida per prevenire un suicidio e dotare gli utenti degli strumenti per intervenire quando scoprono un amico in difficoltà. Nell’ambito di questo approccio, secondo il portavoce di Facebook, va sottolineata l’importanza di consentire la pubblicazione delle immagini di autolesionismo e lasciarle in vista perché rappresentano spesso delle grida di aiuto e aumentano, di conseguenza, la probabilità che un amico presti soccorso.

LA DEPRESSIONE – Daniel Rey Wolfe soffriva di una profonda depressione causata da problemi economici e da un disturbo post traumatico da stress. Viveva da tempo come un vagabondo e a nulla gli era servito il generoso aiuto, anche economico, ricevuto in passato da qualche ex collega. «L’unica battaglia che ho perso è quella contro me stesso», ha scritto domenica scorsa prima di togliersi la vita. (MailOnline)

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