”Private Eye”, grazie ad un fumetto scopriamo il futuro senza privacy

Private Eye è il fumetto che ogni appassionato di tecnologia dovrebbe leggere perché racconta un futuro assurdo ma possibile, quello in cui un attacco hacker ha esposto i segreti di tutte le persone connesse in rete.

I futuri post-apocalittici solitamente seguono un grande conflitto, lo scoppio di una bomba, l’arrivo di qualcosa che, appunto, abbia i contorni dell’apocalisse. Ma nell’era dell’informazione digitale, delle foto private custodite nel Cloud, quale apocalisse sarebbe più grande di una violazione della nostra privacy?

Private Eye è un fumetto pubblicato qualche anno fa a offerta libera e privo di DRM da Brian K. Vaughan e recentemente riproposto da Bao Publishing in una bellissima edizione con copertina rigida. Vaughan è uno degli sceneggiatori più intelligenti e interessanti degli ultimi anni che, oltre ad aver lavorato a ottime storie per Marvel e DC, ha alle spalle sette episodi di Lost ed è attualmente impegnato con Saga, probabilmente uno dei comics più importanti degli ultimi anni.

Private Eye è il fumetto che ogni appassionato di tecnologia dovrebbe leggere perché racconta un futuro assurdo ma possibile, quello in cui un attacco hacker ha esposto i segreti di tutte le persone connesse in rete. Tradimenti, perversioni, idee politiche, immagini private, cattiverie, pettegolezzi: tutto è visibile a tutti. Un futuro in cui ciascuno subisce ciò che per ora è toccato ad alcuni personaggi famosi. Per mantenere il controllo della società le persone, spogliate delle loro maschere virtuali, devono indossare quelle fisiche, così da non essere riconosciute per strada. Nel frattempo, i ragazzini di una volta, cresciuti in un’orgia di stimoli visivi, sono ora vecchietti tatuati che giocano ai videogiochi e si imbottiscono di stimolanti, internet è stata bandita e, dato che la privacy è diventata un’ossessione, i giornalisti si sono trasformati in un corpo di polizia. Sono gli unici a girare a volto scoperto e ogni retata è trasmessa dai notiziari in diretta. Ovviamente la televisione, sparita l’informazione in rete, è tornata a essere il punto di riferimento. I paparazzi sono dunque diventati detective privati e il protagonista è proprio uno di loro.

In questo contesto si innesta una classica storia investigativa che cita con rispetto Hammett, Marlowe, Spillane e Chandler, ma li mescola con Dick. Il risultato è una storia che danza tra Il falcone Maltese Blade Runner, citati palesemente in un paio di locandine, e che mantiene sempre alto il ritmo con colpi di scena, fughe precipitose e dialoghi affilati. Però, visto che il punto non è solo citare, ma anche rielaborare, al posto del classico bianco etero dalla mascella forte e i modi bruschi troviamo un protagonista queer, sarcastico e disilluso che punta soprattutto a rimanere fuori dai guai.

I disegni di Private Eye sfruttano il talento di Marcos Martin alle matite e Muntsa Vincente ai colori che regalano alla storia un aspetto tra il pop più moderno e la detective story pienamente in linea con le intenzioni dell’autore. Colori vivaci si mescolano ad architetture del secondo dopoguerra e suggestioni degli Anni 80 in un contrasto che riporta alla mente i fumetti gialli degli Anni 50, ma visti con l’occhio di oggi.

Nonostante sia passato qualche anno dalla prima pubblicazione, Private Eye rimane un fumetto drammaticamente attuale, reso ancora più interessante dall’edizione Bao, che conserva il peculiare formato in 16:9 e lo arricchisce con bozzetti preparatori, pezzi della sceneggiatura e dialoghi fra gli autori. Un’opera che conferma Vaughan come uno dei più grandi talenti contemporanei nascosti. (fonte)

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