Polizia di frontiera, agenti virtuali negli aeroporti

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Una macchina robotica a forma di chiosco che sostituisce l’attività della polizia di frontiera. È il nuovo sistema intelligente Avatar (Automated Virtual Agent for Truth Assessments in Real Time) che pone domande ai viaggiatori negli aeroporti ed è in grado di capire quando l’interlocutore dice bugie.

È stato creato nel 2012 dai ricercatori della University of Arizona e, dopo un periodo di rodaggio e di sviluppo, adesso è stato adottato dalle autorità canadesi per testarne l’efficacia nei controlli alla frontiera. Chi volesse varcare il confine di questo paese si dovrà presentare di fronte a un chiosco dotato di uno schermo in cui compare il viso di una persona virtuale capace di parlare e condurre un’intervista.

Avatar legge i movimenti degli occhi, il cambio di voce, i gesti e la postura dell’individuo che risponde davanti a sé identificando i potenziali rischi alla sicurezza e segnalando possibili sospetti per droga, contrabbando o terrorismo.

Si tratta, quindi, di un vero e proprio agente virtuale con il compito di supportare il lavoro delle guardie di frontiera in carne ed ossa.

Secondo Aaron Elkins, docente di gestione dei sistemi informativi della San Diego State University che ha contribuito a sviluppare questo assistente robotico, sperimentato in laboratorio, nelle stazioni ferroviarie e anche dalla dogana e dalle autorità frontaliere degli Stati Uniti, Avatar è stato messo a punto per aiutare sul terreno a garantire i confini internazionali. Ma questa tecnologia potrebbe essere utilizzata in vari altri ambiti. Dalle forze di polizia nello svolgimento di attività di sicurezza interna, ad esempio, e anche nel settore delle risorse umane per i colloqui di lavoro ai diversi candidati.

«Avatar – spiega Aaron Elkins – si migliora di continuo, specialmente grazie all’implementazione delle tecniche di analisi dei big data, che rendono questo sistema uno strumento sfruttabile in molti settori». (fonte)

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