Monete digitali a rischio, spariti 50 milioni di dollari

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Venerdì 17 alcuni hacker hanno bucato il Decentralized Autonomous Organization (DAO), che gestisce Ether. È una piattaforma di moneta virtuale nata nel luglio 2015 e considerata molto sicura, che sembrava destinata ad affiancarsi al più noto Bitcoin. Gli hacker hanno violato Blockchain, la tecnologia che guida l’utilizzo della moneta virtuale del fondo Ether, dirottando oltre 50 milioni di dollari, pari a un terzo del totale raccolto. Lo rivela il New York Times, secondo il quale l’operazione di pirateria online ha praticamente affossato sul nascere il progetto del nuovo fondo.

Il valore di Ether è infatti calato del 25 per cento. Ma soprattutto è crollata la fiducia nel protocollo Ethereum, che aveva acquisito negli ultimi tempi una buona popolarità nel mondo delle criptovalute, e attratto l’interesse di aziende importanti come Ibm e Jp Morgan Chase . Ethereum può essere usato per creare contratti intelligenti, o contratti automatici, che lo rendono una piattaforma per tutti i tipi di transazioni, anche al di là del trasferimento di valuta.

Quello utilizzato da Ether è un database pubblico, criptato e decentralizzato di transazioni, come Bitcon: ma, per quanto il codice sia open source ed esista una vasta comunità di appassionati, è in mano fondamentalmente a due soggetti, la società Ethereum Switzerland, e la Etherum Foundation. È quindi più centralizzato e più facile da manipolare, ed è proprio quello che è successo. Gli hacker hanno adottato la tecnica della “recursive call”: una transazione maligna che sposta denaro dal D.A.O. a un altro fondo, in un circolo che si ripete continuamente. Prima che l’operazione fosse interrotta 3,6 milioni di Ether hanno cambiato proprietario. (fonte)

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