Meadow, online dalle prescrizioni al software per la marijuana

Per molti è una specie di Amazon della marijuana in America. La legalizzazione dell’erba per fini terapeutici o ricreativi è un processo costante negli Stati Uniti. L’ultima ondata è avvenuta lo scorso autunno, in contemporanea al voto presidenziale. In California, Nevada, Maine e Massachusetts è divenuta legale anche per scopi estranei alla salute. In quattro – Florida, Arkansas, Montana e North Dakota – solo per finalità mediche. Questi otto Stati si sono aggiunti a Colorado, Stato di Washington, Oregon, Alaska e Washington D.C. che hanno in precedenza approvato misure simili. Per questo il “cannabusiness” sta esplodendo, tanto che c’è chi parla di “green rush”, la corsa all’oro verde che l’anno scorso ha fatto segnare un giro d’affari da 6,7 miliardi di dollari. Trascinandosi dietro la sua dimensione online.

La regolamentazione rimane spesso complessa – il paradosso è che la marijuana resta proibita a livello federale benché molti Stati abbiano deciso di autorizzarne vendita e uso – e le specifiche da rispettare per lanciarsi nel commercio, specialmente in certi Stati, meno in altri dove basta una vaga visitina da un medico annoiato, sono piuttosto rigide. Per questo la startup Meadow, per il momento concentrata in California dov’è nata, si è specializzata nel supporto a 360 gradi a questo mercato emergente. Ha messo insieme una serie di software necessari ai dispensari medicinali (dispensary software) che la vendono offrendo loro un po’ di tutto. Tanto che secondo alcuni, al di là della vetrina online, il pacchetto ricorda – ovviamente con le dovute proporzioni, quindi alla lontana – quello di Amazon Web Services. Dalla registrazione automatica dei pazienti, necessaria dove è autorizzata per finalità mediche come in California fino alla prossima estate, alla gestione del magazzino passando alla logistica e l’affiliazione dei punti vendita fisici e il loro rifornimento. Come si diceva, l’Amazon della marijuana.

California, “Eaze”: l’Uber della marijuana

Dopo la possibilità di ordinare online e da mobile, farsi visitare in videochiamata da un medico per ottenere una prescrizione digitale della sostanza, gestire i resi e gli sconti, analizzare visite

e acquisti Meadow ha appena introdotto l’ultimo tassello della sua ricca offerta: un programma fedeltà ad hoc. I consumatori abituali di ganja possono accumulare punti per acquistare sul sito o trasformarli in soldi sonanti, sconti, omaggi e premi. Solo l’ultima idea di David Hua, Ceo e cofondatore della startup (oltre che fumatore) che è riuscito a farsi incubare dal potente Y Combinator e raccogliere 2,1 milioni di dollari di finanziamenti solo lo scorso anno.

Quartier generale al Mission District di San Francisco, la sua creatura i differenzia in parte dal concorrente Eaze che, pur avendo raccolto 24 milioni di dollari, in realtà si è concentrata sulle consegne, una specie di Uber della marijuana. Meadow sta al contrario costruendo l’infrastruttura che serve al mercato e che presto spera di lanciare in altri Stati. “Basta guardare ai mercati in Colorado, Washington, Nevada: sono triplicati se non quadruplicati e quintuplicati nel giro di poco tempo” spiega Hua in attesa che il consumo ricreativo divenga legale per tutti dal 2018 anche in California.

Insomma, più che nelle consegne dai venditori locali e nelle prescrizioni (video o a domicilio) il fondatore vede il futuro di Meadow nell’infrastruttura digitale. Non solo la gestione di ordini e magazzini ma anche gli strumenti per incorporare menu e altri servizi nei siti dei dispensari medicinali fino al “registratore di cassa” intelligente, nient’altro che un tablet equipaggiato con i software giusti. L’esplosione di Big Pot è dietro l’angolo. (fonte)

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