La truffa degli abbonamenti a pagamento su smartphone

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Ci siamo cascati anche noi, perché in auto stavamo per affrontare una galleria, e… basta un click sullo smartphone e sei abbonato.

A spese tue, ovviamente, anche dopo la multa dell’Antitrust. Le associazioni dei consumatori denunciano che “la truffa continua” e si rivolgono all’Agcom per porvi un freno. “Il blocco automatico di questi ‘servizi Premium’ truffaldini? Non si può fare selettivamente”, rispondono all’Adnkronos dall’Autorità, chiamata in causa da una petizione, firmata da quasi 20mila persone sulla piattaforma Change.org: ‘Basta servizi in abbonamento indesiderati per smartphone e cellulari’ per chiedere un cambio di rotta sugli abbonamenti non voluti.

In pratica quei video, pop-up o banner che, quando sono sfiorati inavvertitamente soltanto con il dito sullo smartphone o sul tablet, ‘fanno la magia’ di regalare al costo in media di cinque euro a settimana un abbonamento a un servizio (Premium, appunto) mai richiesto.

I consumatori denunciano che “la truffa continua” nonostante la multa dell’Antistrust. Non stupisce affatto, fanno notare dall’Agcom, perché “una sanzione di 5 milioni di euro non è nulla in un mercato da 600 milioni di euro”.

“Si può fare il blocco selettivo, come no” replica il promotore della petizione, Sergio Bellucci. “Basta chiedere a qualsiasi operatore – spiega – la domanda è semplice. Mi toglie questi servizi a pagamento e mi lascia, invece, questo del calcio che mi interessa? Non è difficile”.

L’Agcom propone, invece, di impedire all’operatore telefonico di “fatturare direttamente a meno che l’utente non abbia inserito volontariamente il proprio numero di cellulare”. “Entro l’estate dovremmo arrivare a una soluzione”, spiegano dall’Autorità, precisando che sulla questione sono state aperte due consultazioni pubbliche.

Nel gennaio scorso è arrivata la sanzione di cinque milioni di euro dell’Antitrust alle quattro compagnie telefoniche “per pratiche commerciali scorrette” nell’ambito della commercializzazione dei servizi Premium, utilizzati via internet da terminale mobile”, ossia smartphone o tablet.

Nello specifico, per aver “omesso informazioni in merito al fatto che il contratto sottoscritto pre abilita la Sim a questi servizi a sovrapprezzo”, per “l’omessa comunicazione dell’esistenza di un blocco selettivo” e per “un comportamento” definito “aggressivo” che consiste nella “fatturazione in assenza di qualsiasi autorizzazione del cliente al pagamento”.

Dall’Antitrust dicono che ai “primi di giugno valuteranno la bontà o meno delle relazioni di ottemperanza, una sorta di buone pratiche, fornite dalle compagnie”. Le associazioni dei consumatori però denunciano che, nonostante la multa, gli abbonamenti indesiderati continuano a “fioccare”. “Sono decine e decine” le denunce, precisano dal Codacons, mentre Konsumer Italia chiede che qualcuno si prenda la responsabilità di “una regolamentazione” del settore.

“Noi li abbiamo puniti, li abbiamo sanzionati. Noi non possiamo vigilare giorno per giorno su quello che fanno” replicano dall’Antitrust. Mentre dall’Agcom notano che “la multa di 5 milioni di euro è nulla per le compagnie in un mercato da 600 milioni di euro”.

Ci siamo rivolti all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dice Bellucci, “per chiedere agli operatori telefonici la disabilitazione totale dei servizi menzionati, la possibilità di disdire gli abbonamenti con un semplice click, mentre invece ora devi chiamare il call center della tua compagnia telefonica con i tempi e la pazienza che ci vuole e, soprattutto, la sospensione di qualsiasi accordo commerciale tra gli operatori telefonici e le aziende che forniscono tali servizi”.

Dalla Polizia postale rimandano all’Agcom che, dicono, “è chiamata a regolamentare la faccenda” mentre dalla stessa Agcom escludono però “un blocco selettivo come nel caso della linea fissa, per quei numeri con i maghi, per cui l’abbiamo fatto e ha funzionato. In questo caso – dicono – non si può fare”. Stesso discorso anche per gli accordi commerciali tra gli operatori telefonici e le aziende che forniscono tali servizi come richiesto dalla petizione. “Su ogni transazione – spiegano dall’Agcom – le compagnie prendono una percentuale, per aver gestito il traffico”.

L’ipotesi proposta, da attuare “entro giugno” è quella di impedire all’operatore telefonico di “fatturare direttamente a meno che l’utente non inserito il proprio numero di cellulare”, ma anche qui “speriamo di farcela perché le compagnie si oppongono”.

Basterà? E da qui all’estate? “Ascolti il mio consiglio, rivenda lo smartphone e si prenda un cellulare di quelli vecchio stampo da 40 euro senza ‘touch screen’. Io faccio così, è più sicuro” chiosa l’operatore di un call center di una grande compagnia telefonica che avevamo interpellato per risolverci il problema di annullare un abbonamento mai voluto a ‘notizie di gossip’. (fonte)

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