La raccolta dati in Windows 10 è troppo indiscreta? Pare di sì

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Stop alla raccolta indiscriminata dei dati degli utenti all’interno di Windows 10. È la richiesta rivolta a Microsoft dalla CNIL, l’organo francese equivalente al nostro garante per la privacy, che ha dato tre mesi di tempo alla casa di Redmond per operare sul proprio software i cambiamenti necessari a moderare la collezione di informazioni su chi lo sta utilizzando. Secondo l’organo cisalpino il sistema operativo sarebbe progettato per collezionare un quantitativo esagerato di dati riguardanti chi lo utilizza, e per tenere traccia delle abitudini di navigazione web senza il permesso degli utenti.

L’agenzia ha terminato le proprie indagini su Windows 10 a giugno di quest’anno e nella sua relazione di mercoledì si è soffermata, tra i comportamenti giudicati inappropriati, su due aspetti in particolare: l’abitudine del sistema operativo a sfruttare i cookie per l’invio di pubblicità personalizzate senza metterne al corrente gli utenti in modo adeguato, e la raccolta di dati relativi ad app scaricate e tempi di utilizzo.

Non sono accuse nuove: già l’anno scorso Terry Myerson, responsabile del sistema operativo Microsoft, aveva liquidato la questione privacy su Windows rispondendo con un post pubblico sul suo blog che il software si limitava a collezionare i dati necessari a migliorarsi costantemente, e che gli utenti avevano il controllo totale sulle informazioni che decidevano di condividere.

Alla Francia evidentemente non basta: i comportamenti elencati sono stati giudicati in contrasto con le leggi sulla privacy in vigore nel paese. Di qui l’ordinanza, alla quale Microsoft ha però già risposto in modo positivo: secondo una dichiarazione rilasciata a Reuters, lavorerà con la commissione per cercare di venire incontro alle sue richieste. (fonte)

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