L’iscrizione all’università dipende da ciò che pubblichi su Facebook

Il portavoce ha scelto di non commentare. Eppure, stando alle indiscrezioni del quotidiano studentesco Harvard Crimson, la prestigiosa università di Harvard avrebbe revocato l’ammissione al prossimo anno scolastico ad almeno una decina di matricole. Non si tratta però dell’usuale e severa procedura d’accesso. Quella, cioè, che a fronte di circa 40mila richieste annue ne salva poco più di duemila, la stragrande maggioranza delle quali riguarda appunto studenti che devono iniziare il primo anno. Il punto, stavolta, ruota intorno a una ragione molto grave: il gruppo si scambiava immagini e video sessualmente espliciti e a volte a sfondo razzista attraverso un gruppo privato su Facebook.

Il giornale cita molti candidati. Uno, in particolare, ha confermato che la sua offerta di ammissione da parte dell’ateneo del Massachusetts è stata ritirata. I contenuti, scambiati appunto tramite un gruppo privato sul social network nato proprio da quelle parti, erano di vario tipo: aggressioni sessuali, prese in giro sull’Olocausto, razzismo e perfino abusi su minori. In un messaggio si leggeva per esempio che impiccare un bimbo messicano fosse un giochino paragonabile a quello della pignatta. Insomma, una quantità di post, foto e video osceni che sono costati il posto in una delle più importanti università del mondo.

Lo scorso aprile, sempre stando a quanto riporta l’Harvard Crimson, le ammissioni di alcuni dei candidati che si è scoperto essere iscritti a quel gruppo sono state cancellate. “Non commentiamo pubblicamente lo stato individuale delle procedure di amissione” ha spiegato la portavoce di Harvard Rachael Dane.

La decisione rientra nelle clausole stabilite dalle università sulle future matricole che si sono viste accettare l’iscrizione e si inserisce in una serie di provvedimenti sempre più stringenti dei college e degli atenei a stelle e strisce contro il fenomeno incontrollato degli abusi sessuali e degli stupri nelle comunità studentesche. Secondo alcuni dati una studentessa su cinque è vittima di violenze sessuali che maturano nei campus. Nel 2014 intervenne addirittura la Casa Bianca che recuperò alcune vecchie leggi poco efficaci, rafforzandole con decreti ed emendamenti. (fonte)

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