Insultano vigili urbani su Fb, tre denunciati

VIGILI-DENUNCIATI

«Attenzione a cosa scrivete sui social network: esprimere delle opinioni è giusto ma bisogna farlo nel rispetto della forma. Altrimenti si rischia grosso».

Non è una frase buttata lì, quella del comandante della polizia locale Paolo Perantoni. È un monito, lanciato nel momento in cui il comando di viale Fiume ha deciso di dismettere i panni del bersaglio. Insulti, sbeffeggi, frasi pesanti, si è visto di tutto sui social network, e su Facebook in particolare. Tutto questo d’ora in poi costerà una denuncia.

A fare da apripista tre navigatori del web che se la sono presa con l’attività degli agenti di polizia locale. E che non si sono fermati alla semplice contestazione del contenuto o delle modalità dei controlli e degli interventi. Ma hanno condito le proprie opinioni con un florilegio di offese e improperi. Frasi e parole da codice penale, insomma. Recita un passo dell’articolo 595: «Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità… la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni». (l’articolo continua sotto l’offerta di alcuni nostri servizi professionali)

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Lettera di scuse

Il primo a vedere il proprio nome finire in un fascicolo della procura dopo gli insulti agli agenti di viale Fiume è un impiegato di 26 anni di un paese dell’hinterland. La sua esternazione su Facebook prende spunto da una sanzione fatta lo scorso settembre dai vigili urbani al tempio della Chiesa cristiana evangelica pentecostale, nel quartiere di Cittadella. Ed ecco il passo comparso sul profilo aperto del giovane: «Vigili del c…, agli spacciatori non dicono niente perché si cagano sotto… a chi prega invece lo mandano in galera, pezzi di m…, vergognatevi». A vergognarsi è stato invece l’autore dello scritto: una volta invitato al comando di viale Fiume per l’identificazione, ha capito di aver fatto una sciocchezza e inviato una lettera di scuse. Il suo pentimento si tradurrà in una remissione della querela?

Lacrime al comando

Altro insulto, sempre su un profilo Facebook, quello ispirato dai controlli estivi sulla velocità. «Non sapendo come racimolare i soldi per mantenere extracomunitari e via dicendo, fate le multe. Schifosi che non siete altro…» è il parere, corredato da un oltraggio finale, di un artigiano di 53 anni a cui sembrano essere poco simpatici gli immigrati e i nullatenenti. Stesso argomento, i posti di controllo con velomatic, ha suscitato un bel “figli di t…” da parte di uno studente di ventitré anni che una volta al comando della polizia locale è scoppiato in lacrime.

«Molti scrivono su Facebook pensando che sia un mondo virtuale: di fatto non lo è – chiarisce il comandante Perantoni – ci sono sentenze della Cassazione che riconoscono il reato di diffamazione per offese su profili aperti di Facebook. Vorrei chiarire anche il fatto che se c’è un insulto noi siamo tenuti a intervenire». (fonte)

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